Alla Comunità ebraica Il San Giusto d'Oro
TRIESTE La statuetta “regina” alla Comunità ebraica della città, e la targa agli studenti del Petrarca che hanno realizzato la mostra “Razzismo in cattedra”. Nell’anniversario della proclamazione delle leggi razziali da parte di Mussolini dal pulpito di piazza Unità, ecco i due “soggetti” destinatari del 52.mo San Giusto d’oro, il premio destinato a chi si sia distinto nel tenere alto il nome della città e nato nel 1967 su iniziativa del Gruppo Giuliano Cronisti di cui l’Assostampa Fvg, il sindacato unitario dei giornalisti regionale, ha raccolto l’eredità portandolo avanti con la collaborazione del Comune e della Fondazione CRTrieste. La cerimonia si è svolta ieri nella sala del Consiglio comunale. Dopo il saluto del presidente del Consiglio comunale Marco Gabrielli, il sindaco Roberto Dipiazza ha sottolineato l’importanza di «favorire il processo di pacificazione in queste terre segnate dai drammi del Novecento, che spesso la politica ha cercato di dividere a fini elettorali».
Dalla Risiera di San Sabba alle Foibe. Dalla Prima guerra mondiale a quelle nei Balcani. Il sindaco ha ripercorso alcuni momenti tragici della storia cittadina, senza dimenticare le leggi razziali fasciste, annunciate 80 anni fa proprio a Trieste: «Abbiamo posto una targa in piazza Unità per ricordare quelle giornate – ha proseguito –. Stiamo imparando l’accoglienza. Perché diciamocelo, senza i ragazzi del Bangladesh non potremmo costruire le navi più belle del mondo, a Monfalcone. Stiamo ponendo le basi per la nostra futura vita assieme: patria, famiglia, lavoro ma anche educazione».
«È importante in questo momento storico – ha affermato Tiziana Benussi, presidente della Fondazione CRTrieste – riconoscere quanto accaduto alla Comunità ebraica. Mia nonna, di origini ebraiche, è dovuta andare via da Trieste. Nulla rispetto a quanto accaduto ad altre persone. La non divisione, la non discriminazione devono valere per tutti i popoli».
«Negli anni grazie al lavoro di Arrigo Ricci, Furio Baldassi e del compianto Giorgio Cesare – così Carlo Muscatello, presidente dell’Assostampa Fvg – il premio ha onorato donne, uomini e gruppi che hanno portato alto il nome di Trieste: Susanna Tamaro, Gillo Dorfles, Claudio Magris, le Generali. Ma anche don Mario Vatta, la Fondazione Luchetta, la psichiatria triestina nel ricordo di Franco Basaglia. Quest’anno il premio e la targa sono uniti. Quando furono proclamate le leggi razziali la stampa si limitò a registrare il fatto, venendo meno al proprio dovere di cane da guardia della democrazia. Oggi la libertà d’informazione è di nuovo sotto attacco: ne sa qualcosa il nostro Primorski, e non solo. Il razzismo rivive, come se la tragedia del Novecento non ci avesse insegnato nulla. Ecco perché abbiamo voluto riconoscere il coraggio dei ragazzi del Petrarca».
Si è quindi passati alle premiazioni. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Fvg Cristiano Degano ha consegnato la targa a Bianca Esposito e a Chiara Stefani in rappresentanza dei compagni del liceo presenti in aula assieme alla preside Cesira Militello e alla docente Sabrina Benussi. Subito dopo Muscatello ha conferito il San Giusto d’oro al presidente della Comunità ebraica triestina Alessandro Salonichio e alla professoressa Fulvia Levi. La motivazione: «Il contributo culturale ed economico che la comunità ebraica ha apportato alla città».
«Quando ho saputo del premio – ha detto Salonichio – ho provato dapprima stupore, poi malinconia. Si ricorda infatti qualcosa che non c’è più, e proprio nell’anniversario dell’ignobile discorso di Mussolini. Le conseguenze patite dal mio popolo furono infatti nefaste. Una delle comunità più fiorenti, dalla millenaria presenza, fu spogliata delle sue risorse materiali e spirituali. È riuscita comunque a risollevarsi, mantenendo viva la memoria di ciò che fu, facendosi promotrice di cultura.
Quest’anno il forte richiamo mediatico ha alzato il livello d’attenzione su quella pagina della nostra storia che non dovrà essere scordata, soprattutto in questi tempi di recrudescenze antisemite, xenofobe e razziste in tutta Europa. Denunceremo qualsiasi atto di intolleranza verso i più deboli, affinché ciò che il mio popolo ha subito non debba ripetersi». «Grazie a tutta la stampa con la “s” maiuscola – ha concluso la stessa professoressa Fulvia Levi – e ai cittadini che hanno apprezzato il lavoro dei ragazzi del Petrarca, della preside, dei docenti e del museo Carlo e Vera Wagner. Dico ai ragazzi, che mi hanno adottata come loro compagna di classe, che al mio posto ci sarebbe dovuta essere mia sorella Bruna: allieva diligente del Petrarca, cacciata a 17 anni a causa delle leggi razziali. Mi conforta che questi giovani abbiano gettato un seme, riportando a galla un po’ di verità». —
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