Alinari vende lo storico palazzo di Firenze. E le foto triestine spariscono in un caveau

Dopo l’addio al museo di San Giusto la famiglia de Polo lascia anche la sede nazionale. Nell’enorme collezione un pezzo di storia di questa città

TRIESTE L’originale di “Io + gatto” di Wanda Wulz finirà a fine giugno in un caveau per opere d’arte di Calenzano tra Firenze e Prato assieme ad altre 220 mila lastre, oltre cinque milioni di fotografie e 26 mila volumi degli Archivi Alinari. Il più grande trasloco di fotografia al mondo (come l’ha definito il “Giornale dell’arte”) è già in corso e si concluderà entro fine giugno.

«L’Archivio di Fratelli Alinari dal 30 giugno 2019 non sarà più presente nella sua sede storica, in largo Alinari a Firenze, perché l’attuale proprietà ha venduto l’immobile. Per il patrimonio invece, oggetto anch’esso di trattativa per la vendita, il trasloco è già in atto», hanno reso noto i 24 dipendenti rimasti di Fratelli Alinari Idea spa e Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia, di proprietà della famiglia triestina di Claudio de Polo Saibanti, che ha acquisto la collezione negli anni ’80.

La più antica azienda al mondo di fotografia, fondata nel 1852, non abbandona dopo neppure tre anni solo l’Aim (Alinari Image Museum) creato al Bastione Fiorito del Castello San Giusto di Trieste e costato due milioni di euro (in gran parte soldi pubblici), ma lascia per sempre anche la storica sede di Firenze dove risiedeva dal lontano 1863 (ovvero lo stabilimento fotografico che ha dato nome a largo Fratelli Alinari in via Nazionale).

L’edificio, che si trova a due passi da Santa Maria Novella, è stato già venduto a una società immobiliare che ne farà probabilmente degli appartamenti di lusso. Va sgombrato entro 45 giorni. «Abbiamo venduto per due motivi: il primo è che via Nazionale è troppo inquinata, e crea problemi anche nella tutela delle lastre, il secondo è che il nostro archivio cresce ogni giorno e abbiamo bisogno di più spazio», è la versione di Claudio de Polo al Corriere Fiorentino. L’azienda è in crisi da anni, a partire dal fallimento nel 2013 della joint venture con il Gruppo 24Ore.

Fino al 2014, nell’ex Ospedale San Paolo di piazza Santa Maria Novella (il complesso delle Leopoldine) c’era il Mnaf (Museo nazionale Alinari della fotografia) con uno stravagante percorso tattile per non vedenti. Il sito dell’Alinari continua a darlo temporaneamente chiuso da cinque anni.

La raccolta vastissima di positivi, negativi, lastre, collotipie, apparecchi fotografici e libri è stata vincolata dalla Soprintendenza toscana che ha dichiarato il patrimonio Alinari «un unicum di interesse storico e culturale sia a livello nazionale che internazionale».

Una scelta avvenuta dopo che - come raccontano fonti del ministero dei Beni culturali al Fatto Quotidiano - «negli anni scorsi fette importanti della collezione sono state vendute. Durante un controllo alla frontiera è stata fermata una persona che portava all’estero pezzi pregiati. Per questo è stato messo un vincolo sulla raccolta».

All’interno dell’immenso patrimonio ci sono importanti archivi triestini e regionali, oltre 200 mila immagini della storia di Trieste, dell’Istria e del Friuli Venezia Giulia. C’è l’intero archivio dell’Atelier Wulz acquisto dall’Alinari nel 1986 con le foto di Giusepp e Carlo e quelle “futuriste” di Marion e Wanda. C’è l’incredibile archivio dello Studio fotografico Pozzar che copre quasi l’intero Novecento triestino. Ci sono le fotografie di montagna di Giorgio Runner e gli archivi regionali di Filiberto Pittini e Italo Zannier. Tutto materiale che finirà stoccato in un magazzino di Calenzano a pochi chilometri da Firenze, in attesa di un compratore.

Al buio si sono fatti avanti in tandem i l Comune di Firenze e la Regione Toscana. «Siamo in grado di annunciare che siamo pronti ad acquistare la collezione fotografica al fianco della Regione Toscana», ha dichiarato ieri il sindaco di Firenze Dario Nardella in piena campagna elettorale. «Siamo pronti a mettere a disposizione un immobile di prestigio a Firenze gratuitamente e siamo pronti a creare le condizioni per salvare tutti i posti di lavoro. Il Comune ha un rilevante credito maturato negli anni con il soggetto proprietario della collezione, la Fondazione Museo nazionale della fotografia. Non possiamo permettere in nessun modo che la collezione venga smembrata, cosa che peraltro è vietata dalla legge, né portata fuori dalla città di Firenze». Come dire che il futuro di Alinari sarà pubblico e non più nelle mani di un privato. «È un fatto di straordinaria importanza riportare in vita la collezione Fratelli Alinari», commenta il governatore Enrico Rossi. In gioco c’è la memoria di un Paese oltre all’anima divisa di Trieste. —


 

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