Alghe in spiaggia non smaltite Comune di Grado parte civile
GRADO
Il servizio di rimozione e smaltimento delle alghe, assieme ad altro materiale spiaggiato, lungo tratti di litorale libero si sarebbe rivelato non conforme a quanto previsto dal contratto d’appalto, ma anche sotto il profilo normativo in materia di rifiuti. Il tutto a discapito dell’immagine del Comune di Grado, storico detentore di riconoscimenti in fatto di sensibilità e qualità ambientale, a partire dalla Bandiera Blu. Una vicenda approdata in Procura, la quale ha ritenuto di richiedere il rinvio a giudizio della società che aveva in gestione l’intervento. Domani è stata fissata l’udienza preliminare davanti al Gip, al Tribunale di Gorizia. L’ente locale si è costituito parte civile, affidando l’incarico di rappresentanza legale all’avvocato Francesco De Benedittis.
Era l’estate del 2015, il Comune aveva assegnato l’appalto di pulizia delle spiagge non in concessione del territorio comunale individuate in parte in Costa Azzurra, a Pineta, il lungomare Nazario Sauro in prossimità dello Zipser, nonché la battigia per una lunghezza di dieci metri, oltre ad altre aree libere. L’incarico relativo alla stagione estiva, fino al 30 settembre, prevedeva in particolare la raccolta, il trasporto e l’avvio al recupero e smaltimento del materiale di rifiuto, prevalentemente alghe.
Nel corso dell’opera, erano stati alcuni cittadini e turisti a segnalare circostanze “anomale” in ordine alla qualità delle acque marine e della fruizione di porzioni di litorali da parte dei bagnanti. Il primo agosto 2015 era scaturita la verifica dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Udine, su richiesta dei militari della stazione gradese, circa la presenza in spiaggia di due escavatori. L’amministrazione comunale, a conoscenza delle segnalazioni dei cittadini, s’era attivata da parte sua per quanto di competenza. Sul tappeto non c’erano solo gli aspetti ambientali ed il rispetto degli accordi contrattuali da parte dei responsabili e dei soggetti identificati quali legali rappresentanti della società appaltatrice, ma anche la stessa immagine del Comune turistico.
A conclusione delle indagini, la Procura ha ravvisato l’ipotesi di violazione di norme in materia di rifiuti, riconducibili al decreto legislativo 152 del 2006, nonché l’ipotesi di frode nelle pubbliche forniture, in riferimento all’articolo 356 del Codice penale, individuando altresì in alcune condotte segnalate una violazione dolosa degli obblighi contrattuali assunti nei confronti dell’ente locale.
Il Comune, pertanto, trattandosi anche di comportamenti lesivi della propria immagine e del ruolo turistico di Grado, e di fronte al mancato rispetto delle condizioni contrattuali stabilite nell’appalto del servizio per il quale ha investito soldi pubblici, ha deciso di costituirsi parte civile. L’amministrazione comunale, infatti, intende essere presente a giudizio, a tutela del buon funzionamento dell’attività turistica, dell’efficienza dei servizi assegnati alle imprese esterne, nonchè a salvaguardia della propria immagine di Comune turistico.—
Riproduzione riservata © Il Piccolo