Alfano in Fvg: rivedere le procedure di Schengen
TRIESTE. Ministro Alfano, l’Italia non è stata toccata da atti terroristici ma il clima di sospetto verso la comunità islamica è un fatto. Come agire e come superarlo?
La comunità islamica e le sue rappresentanze hanno preso la distanza da ogni forma di estremismo violento, da ogni forma di radicalizzazione che prende in ostaggio un Dio per una sete di potere che nulla ha a che vedere con la realizzazione spirituale. Ci aspettiamo e chiediamo che questo “no” al terrorismo di matrice religiosa sia sempre più forte e che si estenda dai vertici religiosi fino alla base, fino a coloro che devono ricevere un messaggio chiaro dai propri capi spirituali perché nessuna violenza sia mai giustificata o consentita.
Quali pericoli corre il Friuli Venezia Giulia visto il passaggio di jihadisti lungo la rotta balcanica e come presidiare i confini?
Sono contrario alla cancellazione di Schengen, ma sono convinto che la sua sopravvivenza passi per una revisione delle procedure che implicano anche la comune gestione delle frontiere esterne da parte di tutti e con la responsabilità di tutti gli Stati. Se non ci fosse una intesa sul tema tra Commissione e Parlamento, la questione dovrebbe essere affrontata in sede di intese tra i diversi membri.
Quando accogliere e quando respingere?
Si deve accogliere, ma anche respingere con decisione quando chi vuole entrare non ha i requisiti previsti dalla normativa europea.
Un po' come hanno fatto e fanno ancora oggi gli Stati Uniti in tema di migrazione?
É necessario dimostrare che una circolazione libera è anche una circolazione sicura: la sicurezza è un pezzo essenziale della nostra libertà, lo sforzo è coniugare libertà e sicurezza nella circolazione. C’è il rischio di confondere le cose tra terrorismo e immigrazione, ma la gente ha paura.
Che rassicurazioni si sente di dare?
Sul nesso tra terrorismo e immigrazione dico ciò che ho sempre detto: nessuno può escluderlo e per questo stiamo allerta. Certo, non ci può essere una piena equivalenza tra i due fenomeni. Nessuno può considerarsi immune dalla minaccia e, considerate le dimensioni del fenomeno migratorio, non si può escludere a priori l'esposizione del Paese a questa forma di rischio. Proprio per questo, abbiamo effettuato decine di espulsioni di soggetti che si sono radicalizzati, abbiamo fatto una normativa antiterrorismo molto efficace che ha già trovato applicazione, abbiamo espulso quattro imam spiegando che in Italia si può liberamente pregare, ma non si può inneggiare all'odio e alla violenza, spesso antisemita. Il risultato è stato che fin qui l'intelligence, la prevenzione, la nostra strategia hanno funzionato e non abbiamo dovuto versare lacrime che in altri Paesi d'Europa hanno già versato. Facciamo di tutto per abbassare il livello di rischio, ma è chiaro che non può essere portato a zero.
Una lettera di Bruxelles lamenta la mancata applicazione delle procedure di rilevazione delle impronte e della relativa trasmissione dati da parte dell’Italia. Che ne pensa?
Riterrei una procedura di infrazione non solo irragionevole, ma anche molto grave, perché l'Europa dovrebbe solo dire mille volte grazie all'Italia che, all'inizio completamente sola, ha fatto fronte a una emergenza dalla portata internazionale, avendo per prima l'esatta percezione di quanto stava per accadere.
Su che cosa si dovrebbe invece concentrare la Ue?
Il tema strategico è quello dei rimpatri. Perché la delocation funzioni e perché gli hotspot abbiano un senso in una strategia complessiva, è necessario uno sforzo comune e serio su quel fronte. É impensabile che ci sia un accumulo di migranti irregolari nei Paesi di primo ingresso. Il mio lavoro in Europa parte da questo presupposto essenziale e devo dire che siamo arrivati comunque a dei risultati che i governi precedenti non credevano di potere ottenere. Sono i primi passi per una nuova consapevolezza dell'Europa, perché quello che accade nel Paese vicino riguardi tutti i Paesi del quadro europeo, che devono unirsi per fronteggiare insieme le forme di populismo che si insinuano nei vuoti che noi lasciamo.
Profughi in Fvg. Niente caserme? Solo accoglienza diffusa?
L'accoglienza diffusa è una scelta della Regione Fvg. Niente grandi caserme, niente grandi centri, ma piccole strutture militari cedute dal ministero della Difesa per un numero contenuto di migranti. Generalmente, l'accoglienza diffusa è la filosofia più accettata dal territorio.
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