Alexej Mordashov: "La Ferriera è in vendita"
Il magnate russo, che detiene il controllo del Gruppo Lucchini di cui fa parte la Ferriera di Servola, annuncia che "nella rinegoziazione della forte esposizione con le banche non è escluso l’ingresso nel capitale sociale della Lucchini di qualcuno degli stessi istituti bancari"
La fabbrica della Ferriera
PIOMBINO
«Nella rinegoziazione della forte esposizione con le banche non è escluso l’ingresso nel capitale sociale della Lucchini di qualcuno degli stessi istituti bancari». Lo ha annunciato ieri in municipio a Piombino Alexej Mordashov, il magnate russo che con una propria finanziaria detiene il controllo del Gruppo Lucchini di cui fa parte anche la Ferriera di Servola.
L’esposizione del gruppo siderurgico sarebbe complessivamente molto elevata, dell’ordine di 770 milioni di euro, e di questi ben 100 milioni sarebbero dovuti a Unicredit. Alla luce di queste nuove rivelazioni potrebbe sembrare credibile la notizia emersa qualche settimana fa su un possibile interessamento di Unicredit logistic all’area di Servola attualmente occupata dalla Ferriera che comunque dovrà smettere definitivamente la produzione tra il 2013 e il 2015. A rivelare l’interesse di un nuovo possibile investitore per quell’area, ma che comunque prima di riconvertirla potrebbe continuare per due o tre anni con la siderurgia, era stato il sindaco Roberto Dipiazza il quale aveva poi rimandato l’annuncio di notizie più dettagliate a settembre.
Più tardi, ieri pomeriggio, nell’incontro con i rappresentanti sindacali di tutti gli stabilimenti in Italia, rispondendo a una domanda del segretario nazionale di Fim-Cisl Marco Bentivogli, Mordashov ha precisato che «non risulta alcuna proposta ufficiale per rilevare l’attività, ma se c’è qualcuno interessato all’acquisto - ha aggiunto - si faccia pure avanti poiché l’ascolteremo con estremo interesse».
La Ferriera dunque, seppure in fase preagonica, è in vendita. Il referente di Severstal ha anche detto di essere a conoscenza del fatto che a Trieste i problemi di mercato si assommano a quelli ambientali e a questo punto è intervenuto anche il responsabile delle relazioni pubbliche della Lucchini, Francesco Semino a sottolineare come vi sia un accordo con le autorità politiche per la chiusura della Ferriera nel giro di alcuni anni.
Ieri la tanto attesa visita dello zar Mordashov a Piombino, dove c’è il più grande stabilimento del Gruppo che assieme al forte indotto dà lavoro a quasi quattromila persone, ha avuto esiti tutt’altro che entusiasmanti, nonostante gli sforzi fatti dal sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia e dai principali amministratori locali (come si legge anche a parte) di darvi una connotazione cautamente ottimistica.
«È necessario - ha detto Mordashov - arrivare a una razionalizzazione dei costi anche avviando sinergie tra i vari stabilimenti del gruppo in Italia e in Europa». E poi ha riannunciato la presentazione in autunno di un nuovo piano industriale che dovrebbe portare al rilancio della Lucchini grazie a un forte miglioramento qualitativo del prodotto. «Piano che però potrà essere avviato - ha specificato - soltanto se andrà a buon frutto la rinegoziazione del debito con le banche».
I principali creditori, ieri non citati, sarebbero Monte dei Paschi con 143 milioni, Unicredit con 100, Banco Popolare con 94, Bpm e Intesa con 80 milioni a testa, e altri ancora. È in questo ambito che è stato annunciato anche il possibile ingresso delle banche nel capitale sociale della stessa Lucchini.
Ma non è ancora tutto, perché lo stesso Mordashov non ha escluso una possibile cessione del pacchetto di maggioranza dell’intero gruppo che comunque non pregiudicherebbe l’avvio del nuovo Piano industriale. «Poi - ha specificato - se si presenta un acquirente serio non è escluso che vendiamo». Volontà che deve fare duramente i conti, oltre che per la forte esposizione debitoria del gruppo, con le difficili condizioni di mercato.
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