Alcova per rospi al Teatro romano

La Soprintendenza crea una vasca per favorire gli accoppiamenti: attrattiva supplementare per turisti

Alcova per rospi preziosi. Esiste in pieno centrocittà, addirittura all’interno di una delle attrazioni turistiche e culturali, cioé il Teatro romano che da decenni sembra il luogo ideale per questo tipo di amori, quelli tra rospi smeraldini, specie protetta e più piccola rispetto a quella dei rospi comuni. «Sono amplessi ascellari», sintetizza sorridendo il soprintendente ai Beni archeologici Luigi Fozzati. «I rospi si recano vicino ai luoghi di riproduzione (corsi d’acqua, pozzi o stagni) - dice Wikipedia - verso l’inizio di marzo e lì i maschi si aggrappano alle ascelle delle femmine che sono visibilmente più grandi. Questo è il cosiddetto amplesso ascellare. A questo punto la femmina depone un cordone gelatinoso di circa 13mila uova che vengono fecondate dal maschio. Queste uova poi si schiuderanno, facendo nascere i girini.»

La Soprintendenza ha reso noto che al Teatro romano è stata avviata una nuova sperimentazione per la tutela di questa specie protetta. Individuato un ambiente di circa quattro metri quadrati che si potesse adattare a vasca di contenimento d’acqua è stato riempito per creare un luogo adatto alla riproduzione. Le pareti della vasca sono state adeguatamente protette e isolate con geotessuto. «Ora si resta in attesa - specifica la nota - che lo “stagno” venga abitato e che l’esperimento porti i suoi frutti.» «Possiamo chiamarla fauna ruderale - specifica Fozzati - conta più esemplari come parimenti esiste anche una flora ruderale costituita da piante che crescono nei siti archeologici. I rospi si nascondono perché possono essere preda di colombi e gabbiani - continua il soprintendente - ma contiamo che si moltiplichino e costituiscano a propria volta anche una miniattrattiva turistica all’interno del Teatro romano dove stanno per ripartire altri lavori settoriali di manutenzione straordinaria e che negli ultimi mesi è tornato ad essere meta di parecchie visite.»

L’idea dell’alcova è nata nel maggio 2013 quando si è rotta una tubatura dei vecchi bagni dismessi e l’acqua ha invaso il proscenio del Teatro romano. Nella pozza che si è formata sono nati dei girini «non di rane - specifica Nicola Bressi direttore dei Musei scientifici - ma di preziosi rospi smeraldini protetti a livello europeo come specie rara, abitatori della zona da decenni, ma forse fin dai tempi degli Antichi Romani.» Anche loro del resto sono longevi: possono vivere fino a trent’anni, ma sarebbero stati identificati esemplari di 55 anni. Per la loro difesa si sono mobilitate la Soprintendenza per i Beni archeologici, i Musei scientifici e i volontari dell’associazione Tutori stagni e zone umide del Friuli Venezia Giulia che ora vigilano giornalmente sull’alcova affinché tutto proceda nel giusto modo. «Gli occhietti dei rospi smeraldini fissano bambini e adulti con fiducia - conclude Fozzati - una fiducia che oggi vogliamo ripagare andando al di là della tradizionale ospitalità del Teatro Romano: benché le stesse antiche pietre ispirino prolifici amori rospanti, si è pensato di agevolare gli incontri creando una piccola sperimentale alcova.»

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