Alcol, è allarme giovani Uno su due “a rischio”
Un atto tecnico, ma anche politico. Il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria mette “in linea” un’elaborazione degli studi sui comportamenti giusti o sbagliati rispetto alla salute di un campione di triestini che ha accettato via via di sottoporsi allo studio “Passi” (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute italiana). Scrive nell’introduzione il direttore Valentino Patussi: «La sostenibilità del sistema sanitario rappresenta uno degli argomenti più attuali nell’ambito del contesto economico in cui ci troviamo. Quale “Sanità” quindi per il nostro futuro? Una “Sanità” che a fronte di una riduzione delle risorse riduce di necessità le prestazioni? Una “Sanità diseguale” in cui la salute dipenderà sempre più dalle possibilità economiche dell’individuo?». Patussi, pensando anche alla imminente riforma regionale del sistema sanitario, dice che una razionalizzazione certamente ci sarà, ma che per assicurare a ciascuno il livello “costituzionale” di diritto alla salute «dobbiamo basarci su informazioni corrette». E quindi le mette “on line”.
Questa edizione dello studio Passi (realizzato da Daniela Germano dello stesso Dipartimento) raduna tutti i questionari, su tutti i temi (depressione, alcol, fumo, sovrappeso, attività fisica, “screening”, sicurezza stradale e contrasto agli incidenti domestici) ai quali il campione di cittadini selezionato attraverso i medici di famiglia ha risposto dal 2009 al 2012. Per registrare se c’è stata una differenza, visto che queste analitiche tabelle erano indirizzate soprattutto al medico di famiglia, affiché fosse più sollecito nel raccomandare: no al fumo, al bere, alla sedentarietà, al sovrappeso, al colesterolo e così via.
Com’è il confronto? Delude. Non è cambiato praticamente niente in quest’arco di anni se non in proporzioni minime verso comportamenti lievemente più saggi, ma il dato di fondo rimane: la depressione riguarda il 5% del cittadini, che nel 40% dei casi non cercano aiuto, il 25% è sedentario (il 46% fa moderata attività fisica) e di questi la maggioranza sono donne tra 50 e 69 anni. Il 30% della popolazione è in sovrappeso, il 10% obeso, il 58% normopeso.
Quanto all’alcol qui sempre eccessivo, dal 2010 al 2012 è lievemente calata la percentuale di persone a rischio (dal 26% al 24%). È a rischio chi beve fuori pasto oppure smodatamente, il cosiddetto “binge”, che è prerogativa purtroppo stabile dei ragazzi tra 18 e 24 anni. A Trieste in questa fascia quasi la metà è “a rischio”, il 35% ha comportamenti “binge”. Per fare un raffronto: a Bolzano sono il 20% e in Sicilia il 3%. Solo al 2% di questi giovani un medico ha consigliato di smettere. Il problema è ancora sommerso o sottovalutato, nonostante le campagne di prevenzione, anche quest’anno è partito l’ “aprile” pieno di informazioni.
Quanto alla sicurezza, il 34,3% del campione è stato fermato, mentre guidava, per un controllo alcolico (corrisponde al dato nazionale, mentre la media del Fvg è più alta, al 43,8%). L’11% dice di guidare avendo bevuto una o due unità alcoliche nell’ora precedente. E questo è il caso in cui le donne spiccano per virtù: lo fa solo il 2%.
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