Albergo Impiegati, i fregi testimoni della nuova città FOTO

Un insieme di costruzioni “soleggiato, allegro e civettuolo”. Con queste parole, il 9 giugno 1927, il progettista Dante Fornasir definì la sua creazione, il quartiere di Panzano che quel giorno veniva inaugurato. Le ville e l’albergo per gli impiegati celibi erano elementi di una zona raffinata e lussuosa, per i loro caratteri, il loro stile, tra Secessione viennese e Liberty, e per le decorazioni. Con una differenza importante, in quest’ultimo caso: mentre le decorazioni delle ville erano sostanzialmente immagini astratte, quelle dell’albergo Impiegati, ora Europalace hotel, lasciano immaginare un percorso narrativo che il responsabile del recupero, Edino Valcovich, ordinario di Architettura tecnica all’Università di Trieste, ha illustrato nella relazione “Le decorazioni dell’ex albergo degli impiegati celibi” che è stato al centro del quarto appuntamento della rassegna storico archivistica “Monfalcone e il Novecento” ospitata dalla Biblioteca comunale. I fregi del corpo centrale sono andati persi nel corso di quasi un secolo («Lo sporto ha offerto una protezione limitata, inoltre bisogna considerare che non vi è mai stata alcuna azione di recupero fino al 2006», ha spiegato Valcovich) e su quelli si è potuto operare solo di ipotesi, mantenendo in ogni caso nel restauro la cromia di base originaria (un blu oltremare). Molto più significativi sono quelli di entrambe le parti laterali.
«La grande fortuna è stata la ripetizione dell’elemento – ha raccontato il docente – oltre al fatto che in questo caso lo sporto è riuscito a proteggere la decorazione. Abbiamo potuto ricostruirli con pienezza e precisione».
Un lavoro certosino, grazie soprattutto all’impegno e alle capacità delle due restauratrici Paola Venuti, presente in sala, e Francesca Fontana, che ha dato nuova luce ai motivi di queste decorazioni: coppe, racemi floreali e ovali. La coppa, un elemento che attraversa la storia dell’arte dai pavimenti di epoca romana alla Pop art americana passando da Caravaggio, contiene i frutti della terra (pesca, pera, mela, granoturco e uva), mentre gli ovali racchiudono simboli come tenaglie e martello (a rappresentare la fucina e il fabbro), la penna e la pergamena (l’amministrazione), volti e maschere (a ricordare l’attività teatrale molto in voga all’epoca nel quartiere di Panzano), l’àncora e la cima (l’arte marinara), il serpente e la tazza, simbolo dell’arte medica.
«Ecco allora che possiamo arrivare a una interpretazione – ha concluso Edino Valcovich –: i racemi floreali legano le coppe e gli ovali a simboleggiare il passaggio che stava avvenendo a Monfalcone in quegli anni, quello dalla condizione agricola alla realtà industriale. Rappresentava tutto ciò che in quel momento poteva offrire Monfalcone, ma con uno sguardo al futuro». Ecco perché si può dire che il restauro dell’ex albergo Impiegati, completato dall’equipe di Valcovich nel 2009 e definito dal docente «un edificio straordinario, un monumento della città», ha ridato lustro a un momento epocale della storia cittadina.
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