Albano: «La Crimea è russa come l’Istria è italiana»
TRIESTE. Nostalgia canaglia, ogni tanto ti fa parlare a sproposito. È il caso del “figlio del sole” Albano Carrisi, Al Bano, che ieri, intervistato dal Corriere della Sera, ha sbandierato tutta la sua simpatia per la politica di forza della Russia putiniana in Ucraina, ricorrendo a un parallelo storico un tantino azzardato: «Penso che Putin abbia ragione - ha dichiarato al giornalista -. Quella parte d’Ucraina era Russia ed è Russia. Lo sai che anche Krusciov era ucraino? I separatisti lottano per rimanere russi. È come con l’Istria: tutti sappiamo che è italiana, anche se abbiamo accettato i diktat delle superpotenze». Per fortuna l’autore di Nel sole non ha voce in capitolo sulla politica estera italiana. Sfoderando un cliché irredentista dei più ottocenteschi, il cantante pugliese rischia di far capire che, così come la Russia s’è ripresa la Crimea, l’Italia dovrebbe “riprendersi” l’Istria. Cancella, insomma, quei decenni di sforzi (non ancora conclusi) richiesti alle terre di confine per venir a capo del ragionamento nazionalista secondo cui la terra “appartiene” a qualcuno invece di esserne abitata.
Quando il Corriere chiede al cantante se non ritenga di esagerare con il suo smaccato appoggio a Mosca, Al Bano risponde con un originale ragionamento di carattere geopolitico: «E perché? Ho cantato l’Ave Maria quando c’era l’Urss. Ho sfidato la Spagna di Franco. So che cos’è un regime. Qui c’è una democrazia giovane che esce da settant’anni di comunismo e ha bisogno di tempo. C’è un presidente che dice: voi russi potete stare con la Russia. Io sono nato pugliese, perché devo morire cinese? Se in Ucraina non andrà a finire come nei Balcani, bisognerà ringraziare Putin. Un grande illuminato».
Il ragionamento cristallino «sono nato pugliese, perché devo morire cinese», tutto sommato fa un bel paio con la scelta di tirare in ballo la delicatissima storia dell’Istria per descrivere una drammatica vicenda d’attualità. D’altra parte Al Bano ha i suoi buoni motivi per prendere le parti di Mosca: si esibisce spesso in Russia, e ha avuto anche l’occasione di conoscere Putin. «Fra due giorni sono a Mosca per cantare, poi parto col mio tour - ha detto -. C’è un po’ più di diffidenza, si sente un’atmosfera pesante. Mi chiedono: “Perché volete farci la guerra?”. Le sanzioni le sentono quelli che vendono mobili o elettronica: chi fa canzoni, sopravvive. Spero che duri. Con Putin e i suoi si sta da dio. Faccio una decina di concerti l’anno, pagano i cachet senza storie. Quaranta, cinquanta, non c’è problema...». Un bel tacer non fu mai scritto, dice il sommo Poeta. Il verso immortale si applica anche a chi, pur essendo poeta, tanto sommo non è.
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