Albania, rivolta in piazza contro il premier

Decine di migliaia di persone mobilitate, scontri e feriti. Dura condanna di Ue e Usa
epa07374408 Police throw tear gas as supporters of Albanian opposition shout anti Government slogans during a protest in front of government building in Tirana, Albania, 16 February 2019. Reports state that they are demanding the resignation of the Albanian Prime Minister Edi Rama accusing him of alleged corruption and vote buying. EPA/MALTON DIBRA
epa07374408 Police throw tear gas as supporters of Albanian opposition shout anti Government slogans during a protest in front of government building in Tirana, Albania, 16 February 2019. Reports state that they are demanding the resignation of the Albanian Prime Minister Edi Rama accusing him of alleged corruption and vote buying. EPA/MALTON DIBRA

TIRANA. Giornata di alta tensione oggi sabato 16 febbraio a Tirana dove la maggiore forza di opposizione, il Partito democratico (Pd, centrodestra), ha convocato una protesta per chiedere le dimissioni del premier, Edi Rama, ed elezioni anticipate.

I manifestanti hanno ripetutamente tentato di sfondare le porte dell’edificio del governo, ma sono stati rintuzzati dalla polizia albanese che ha utilizzato i gas lacrimogeni e i cannoni ad acqua per fermare quelli che avevano tentato di entrare a forza. Almeno sei persone sono rimaste ferite (quattro manifestanti con problemi respiratori per l’inalazione di gas lacrimogeni) e due poliziotti sono stati ricoverati in ospedale.

All’appello dell’opposizione contro Rama, al potere dal 2013 e accusato di corruzione, hanno risposto decine di migliaia di persone. Gli incidenti sono cominciati quando alcuni manifestanti hanno lanciato bombe molotov e pietre all’ingresso dell’edificio e hanno rotto il cordone di polizia. I manifestanti scandivano: «Rama, vai via». I manifestanti sono prima saliti su un’impalcatura all’ingresso, poi hanno rotto finestre, infine una decina di loro è entrata nell’edificio e salita al primo piano. «La situazione è fuori controllo», ha denunciato Lulzim Basha, leader del Pd, accusando la polizia di aver permesso ai manifestanti di avvicinarsi all’edificio per «scatenare la violenza» e permettere ad Edi Rama di «accusare l’opposizione».

Il presidente del Paese, Ilir Meta, ha rivolto un appello alla calma e ha ricordato che «i cittadini devono poter manifestare liberamente ma rispettare le istituzioni». «Se (Rama) non si dimette prima di stanotte, la città lo prenderà per gettarlo nel fiume», ha minacciato Sali Berisha, ex premier ed ex presidente. E nel primo pomeriggio, migliaia di manifestanti erano ancora riuniti davanti al quartier generale del governo.

Edi Rama, 54 anni, premier dal 2013 e il cui partito Socialista ha vinto le elezioni generali del 2017 con una maggioranza schiacciante, aveva annunciato venerdì che non si sarebbe trovato a Tirana durante la protesta: era atteso a Vlora, il suo collegio elettorale, per un «dialogo» con gli abitanti sullo «sviluppo della città».


Dura condanna da parte di Ue e Usa agli scontri. La delegazione dell'Ue a Tirana e le ambasciate dei Paesi membri, con un comunicato, esortano «tutte le parti a fare tutto il possibile per evitare ulteriori violenze e interruzioni. Danneggiare la proprietà pubblica e ricorrere alla violenza non sono accettabili», precisa il comunicato. Dura condanna «della violenza e delle distruzioni verificatesi durante la protesta», anche da parte dell'ambasciata statunitense a Tirana, la quale invita «tutte le forze politiche a denunciare questi atti e intraprendere i necessari passi per garantire una situazione pacifica e costruttiva».

Argomenti:balcani

Riproduzione riservata © Il Piccolo