Al via la fecondazione eterologa in Fvg
Il Friuli Venezia Giulia apre le porte alla fecondazione eterologa che consente a una coppia che vuole avere un figlio il ricorso al seme oppure all’ovulo di un donatore o di una donatrice. Con la delibera sottoscritta ieri, la giunta ha infatti fissato il ticket che raggiungerà al massimo i 500 euro. Era l’ultimo tassello che mancava per partire.
Non risulta al momento una lista d’attesa, ma sono una trentina le persone che nei prossimi mesi potrebbero farsi avanti, stando alle stime dell’assessorato alla Salute. Quattro i centri specializzati ai quali ora è possibile rivolgersi: il Burlo a Trieste, la Casa di Cura Città di Udine, l’ospedale di Pordenone e quello di San Daniele. In attesa che governo e Parlamento inseriscano la procreazione medicalmente assistita nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, come previsto dal Patto per la Salute siglato a luglio, la giunta ha stabilito che sia l’omologa che l’eterologa siano a carico del Servizio sanitario regionale. Una spesa che, normalmente, si aggira attorno ai 3.500 euro per l’intera procedura. Alle famiglie, invece, verrà richiesta solo la compartecipazione con il pagamento del ticket.
La delibera definisce anche le modalità di accesso alle tecniche esistenti: il limite massimo di 43 anni per le aspiranti mamme, la privacy dei donatori e i protocolli da seguire in caso di problematiche. In questo modo la giunta ha delineato uno standard omogeneo per tutte e quattro le strutture, compreso il percorso di selezione dei donatori e delle donatrici. Di ticket, invece, si era parlato fin dallo scorso settembre, quando l’esecutivo aveva recepito le indicazioni delle Regioni e delle Province autonome che di fatto avevano spianato la strada all’eterologa in tutta Italia. Allora era stata ventilata una somma unica compresa tra i 400 e i 600 euro.
In verità in Friuli Venezia Giulia la cifra potrà variare a seconda dell’andamento dell’intervento complessivo. La Regione, infatti, parte dal presupposto che nella procreazione medicalmente assistita, finalizzata ad aiutare le persone ad avere figli, rientrano metodiche diverse tra loro (quelle farmacologiche e ormonali, ad esempio) e di diversa complessità. E non sempre tutti i tentativi vanno a buon fine: le tariffe, quindi, saranno tarate per ogni singola fase del procedimento. In sostanza, si potrà raggiungere la spesa massima dei 500 euro di ticket solo se la fecondazione porterà al risultato sperato. «Qualora il tentativo di avere un figlio purtroppo non riesca, almeno sotto il profilo economico non vi sarà una penalizzazione», assicura l’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca.
La delibera prevede anche l’accesso a prestazioni aggiuntive, sempre a carico del Servizio sanitario regionale, per persone affette da patologia tumorale in età fertile che devono sottoporsi a terapie che ne mettono a rischio la fertilità. «In questi casi c’è l’esenzione del ticket», sottolinea Telesca. Ricordando che il Friuli Venezia Giulia può partire perché, dopo quanto deciso dalle Regioni e dopo che la Toscana aveva fatto da apripista, «ora nessuno andrà in ordine sparso. La Lombardia è l’unica sull’intero territorio nazionale che farà pagare alle famiglie l’intera tariffa».
Ma da quando una coppia potrà tentare concretamente l’eterologa in Friuli Venezia Giulia? «Con la delibera sui ticket abbiamo completato la parte che, dal punto di vista amministrativo, ancora mancava per poter procedere. In realtà sotto il profilo medico-sanitario eravamo in sostanza già pronti, ma negli ultimi giorni – spiega Telesca – abbiamo dato mandato al responsabile dell’area ospedali del nostro assessorato di fissare regole certe e omogenee per tutti i centri ai quali ci si potrà recare. Adesso che siamo pronti, coppie e donatori possono fare richiesta. Il sistema è stato condiviso con tutte le Regioni, in modo da evitare la giungla che si rischiava di creare».
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