Al via il processo al “boia di Srebrenica”

L’ultimo tentativo di far slittare l’udienza fallisce: oggi Mladic comparirà davanti ai giudici dell’Aja con l’accusa di genocidio

BELGRADO. Da 17 anni le vittime aspettavano questo momento, l’ora della catarsi. Il presunto carnefice, in cella in Olanda dopo l’arresto nel maggio scorso in Serbia, ha invece cercato, adducendo le motivazioni più svariate, di rinviare in ogni modo l’inizio del “redde rationem”. Tutto invano. Ratko Mladic comparirà oggi davanti ai giudici del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia. Sarà l’ex generale, com’è accaduto durante le sessioni preliminari, il protagonista della prima udienza di quello che è stato definito il “processo del secolo”, il processo contro il generale serbo-bosniaco ritenuto responsabile dell’eccidio di Srebrenica e una delle menti dell’infinito e crudele assedio di Sarajevo. Nel fine settimana, la difesa di Mladic aveva provato in extremis a spostare l’avvio del dibattimento.

Prima, la «richiesta urgente» di uno slittamento di sei mesi della prima udienza, poiché la Corte avrebbe acquisito prove senza dare il tempo alla difesa di analizzarle, si legge nella mozione dei legali dell’ex militare. Poi, il tentativo di ricusazione del giudice Alphons Orie. È olandese, la stessa nazionalità degli inetti caschi blu presenti a Srebrenica. Deve essere per forza prevenuto contro il 70enne generale che nel ’92, nell’enclave “sicura”, umiliò il contingente di Amsterdam, incapace di difendere i civili musulmani, questa la giustificazione “etnica” dell’avvocato di Mladic. Sforzi inutili. Ieri, il presidente del Tpi, Theodor Meron, ha annunciato «di aver rigettato la mozione della difesa» e che il processo va avanti come da copione. Copione che prevede, alle 9 di mattina, le dichiarazioni dell’accusa contro Mladic. Per i più è il “boia dei Balcani”, il “macellaio di Srebrenica”. Per un pugno sempre più ristretto di ultranazionalisti serbi è ancora un eroe nazionale, che ha fatto solo il proprio dovere. Sarà questa la linea di difesa di Mladic, sulla cui testa pendono gravissime imputazioni. Sebbene si sia rifiutato di proclamarsi colpevole o innocente in segno di spregio verso il Tpi, dovrà rispondere di 11 capi d’accusa, tra cui due imputazioni per genocidio. L’una, per aver tentato di «rimuovere bosniaci musulmani e croati dai territori della Bosnia-Erzegovina». L’altra, per il massacro di Srebrenica, 8mila morti. I sopravvissuti attendono intanto di vedere di nuovo alla sbarra il presunto responsabile della morte dei loro cari. Saranno a decine, in aula, a incrociare gli sguardi con il generale, oggi anziano e malato. Ma tutti lo ricorderanno per quello che era, il criminale in divisa che a Srebrenica ordinava l’eliminazione di anziani e perfino bambini. E che ora continua a negare ogni addebito.

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