Al Verdi "Necropoli" in sloveno nel segno dell'amicizia tra popoli

Il 4 dicembre nuova tappa importante per la pacificazione e l'amicizia tra i popoli di confine. Dopo il concerto dei tre presidenti col maestro Muti del 13 luglio scorso, ecco la serata voluta dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e dal suo omologo di Lubiana, Zoran Jankovic: al teatro Verdi andrà in scena "Necropoli" di Boris Pahor. Testo recitato in sloveno con sottotitoli in italiano
Boris Pahor
Boris Pahor
TRIESTE.
Metti una sera in piazza con tre presidenti, quella del concerto del maestro Muti del 13 luglio. Aggiungici ora - e sempre nel nome (e nella speranza) del definitivo superamento del Novecento - un'altra a teatro con due sindaci: è la sera voluta da Roberto Dipiazza e dal suo omologo-amico di Lubiana, Zoran Jankovic, che si farà il 4 dicembre al teatro Verdi, dove andrà in scena la prima della rappresentazione teatrale di "Necropoli", opera letteraria di Boris Pahor.


La prosa originaria in sloveno, un'ora in tutto, rimarrà intonsa. La traduzione in italiano scorrerà su un rullo digitale. A chiudere l'evento sarà proprio un intervento di Pahor. E siccome da cosa nasce cosa, la prossima estate sarà Trieste, per dirla alla Dipiazza, a portare "a Lubiana un pout pourri del nostro Festival dell'operetta".


La vendita dei biglietti per il 4 dicembre, un migliaio a 5 euro l'uno, comincerà a giorni proprio al Verdi. Non si sa con certezza quando: i due staff municipali devono prima fare la conta degli inviti, in vista dei quali già circolano gli spifferi che vogliono a Trieste, oltre a Renzo Tondo ma non solo lui, alcune delle massime cariche della vicina Repubblica. Forse il presidente Danilo Türk. E sarebbe la sua seconda puntata triestina in cinque mesi.


La messa in scena di "Necropoli" e più in generale la collaborazione culturale tra le due città sono state presentate in municipio: Dipiazza accompagnato da Antonio Calenda come nuovo sovrintendente del Verdi, Jankovic dal suo assessore alla Cultura Uros Grilc e dal regista Boris Kobal, l'autore della trasposizione teatrale, in cui venti ombre accompagnano il signor P. mentre questi rivisita il lager di Natzweiler-Struthof.


Il resto della presentazione dello spettacolo del 4 dicembre è, già di per sé, uno spettacolo. Di battute, sorrisi, abbracci. Tra un anfitrione (Dipiazza) e un ospite che non gli è da meno (Jankovic). "Vorrei esprimere il mio appoggio al sindaco Dipiazza", scherza prima di ricevere il sigillo trecentesco il primo cittadino di Lubiana, consapevole che "il nostro" è verso la fine del mandato-bis e memore del "discorso stupendo" fatto da Dipiazza a sostegno della sua rielezione a inizio settembre, in piazza a Lubiana. Un discorso per cui ”il nostro” era incappato nel fuoco amico degli alleati, in primis gli ex missini, che l’avevano etichettato come sponsor di un candidato della sinistra slovena.


"La cultura unisce i popoli - così Dipiazza - e credo che anche questo sia un appuntamento importante in quel processo di normalizzazione che, dopo l’incontro dei tre presidenti, ci consente di guardare con fiducia al futuro". "Ora possiamo lasciare la storia dove sta, con rispetto", l'eco di Jankovic, che si spinge oltre la cultura: "Vorremmo proporre Lubiana come meta per i turisti che arrivano nel porto di Trieste, e proporre di andare a Trieste a chi viene a visitare Lubiana".

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