Al traguardo le prime 15 laureate in logopedia

Sono 15 e tutte ragazze le prime laureate del corso triennale in Logopedia, che si concluderà giovedì 21 novembre con l’esame di stato e venerdì 22 con la sessione di laurea, in programma a partire dalle 9 nell’Aula magna dell’edificio centrale di Piazzale Europa. Avviato nell’anno accademico 2016-2017, si tratta di un percorso a numero chiuso nato dalla collaborazione tra le Università di Trieste e Udine e incardinato nel dipartimento di Scienze mediche chirurgiche e della salute.
«Il punto di forza di questo corso di studi è la formazione di un professionista sanitario coinvolto in innumerevoli settori della medicina e della riabilitazione - spiega Giancarlo Tirelli, coordinatore del corso -. I disturbi che possono richiedere l’intervento del logopedista possono essere infatti di origine neurologica, come le afasie verbali o i ritardi dello sviluppo del linguaggio; di origine neurocomportamentale, come le demenze; di origine otorinolaringoiatriche come le disfagie conseguenti a interventi chirurgici alla gola o i tumori delle corde vocali».
Il corso, con sede fissa nell’Ateneo triestino, è programmato a livello nazionale: ogni anno vengono ammessi al massimo venti studenti e la frequenza alle lezioni, esercitazioni e tirocini è obbligatoria. Le attività di didattica frontale e quelle di tirocinio si suddividono nei tre ambiti di interesse logopedico - età evolutiva, neurologia e otorinolaringoiatria - e i docenti del corso di laurea sono una settantina. Considerata la condizione di bilinguismo della Regione, ogni anno un posto è riservato a uno studente in grado di dimostrare la conoscenza delle lingue italiana e slovena: la prima laureata bilingue sarà la studentessa Maria Milanese. Gli studenti provengono dal territorio regionale e dal Veneto.
«E’un percorso molto intenso, con un test d’ingresso impegnativo: nell’anno d’avvio lo abbiamo affrontato in più di un centinaio per una ventina di posti - racconta Arlena Fabris, classe 1997 ora sarà tra le prime neolaureate in Logopedia -. Ho deciso d’intraprenderlo perché m’interessava questo tipo d’approccio al linguaggio e in questi anni di studio e pratica ho capito che si tratta proprio del mestiere che fa per me».
Durante i tre anni di corso le studentesse hanno avuto modo non soltanto di approfondire dal punto di vista teorico le varie declinazioni della professione, ma anche di “mettere le mani in pasta”, con tirocini che hanno svolto in moltissime strutture della Regione.
«Nel primo anno ci siamo concentrati sul linguaggio nell’età evolutiva e geriatrica, con tirocini negli asili nido, nelle materne, nelle scuole primarie e nelle case di riposo, nel secondo abbiamo affrontato il tema della valutazione di eventuali disturbi della comunicazione, del linguaggio, della voce e della deglutizione e nel terzo quello della riabilitazione, con tirocini nei distretti sanitari e nelle strutture ospedaliere regionali», spiega la studentessa. Quanto agli sbocchi professionali, «si realizzano nei servizi e nelle strutture sanitarie (ospedali, case di cura e ambulatori), in regime di dipendenza o in regime libero professionale e in scuole, asili, case di riposo», conclude Tirelli. —
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