Al Silos pure due bimbi sfiniti da fame e freddo dopo giorni di cammino

TRIESTE È pomeriggio, il sole inizia a calare. Fa freddo. Le temperature, a Trieste, dopo i picchi di caldo fuori stagione, si sono abbassate di colpo. E il Silos si scopre ancora rifugio di immigrati.
Questa volta ci sono anche una bambina e un bambino. Avranno otto anni. Vengono dalla Siria, come il gruppo di giovani con cui si trovano. Indossano cappellini di lana e cappotti imbottiti.
Stanno in piedi di fronte a un fuoco, acceso da poco per riscaldarsi. Eppure, fuori dal Silos, in città, continua la vita di ogni giorno. Nessuno sa. Nessuno si è ancora accorto che lì dentro dei bambini patiscono il freddo, dormono tra escrementi e rifiuti. Hanno fame. Sono stanchi, dopo chissà quanti giorni passati a camminare lungo la rotta balcanica. I loro compagni di viaggio non sanno ad esempio che in via dell’Istria, al Teresiano, possono ricevere un pasto caldo gratuito. E che da ieri possono pure rivolgersi all’Help center della stazione e dormire in un luogo asciutto. “Thank you”, dicono una volta apprese queste notizie. “We come from Siria, they come from Afghanistan” (indicano altri ragazzi, ndr)”.
A controllare la situazione al Silos ieri mattina sono stati anche alcuni volontari del locale Comitato per l’Unicef. I bambini - presenti sabato pomeriggio durante il reportage del Piccolo - se ne erano andati o forse si erano solo allontanati temporaneamente. Ma il presidente Roberto Benes resta allarmato. «La situazione dei minori rifugiati qui sembra più drammatica che mai», afferma. “È incredibile e terrificante immaginare dei bambini che trovano ricovero, anche solo temporaneo, in ambienti come questi, con condizioni igieniche nulle». «Il sistema dei minori stranieri non accompagnati a Trieste non è esente da criticità, come ho segnalato più volte in qualità di presidente provinciale del Comitato per l’Unicef», insiste Benes.
Il numero di minori stranieri non accompagnati presi in carico dalla nostra città è «davvero considerevole»: «Si parla di 329 minori, il 48,7% di tutti i minori stranieri non accompagnati presenti in regione secondo i dati del primo trimestre del 2019 del report ufficiale della Regione. La loro accoglienza è gestita dal Comune attraverso un sistema molto complesso di associazioni e onuls che in un caso ad esempio (il riferimento è a quella per maltrattamenti a carico dell’ex presidente della “Fonte” Ferdinando Cassago, ndr) sono state coinvolte addirittura in inchieste giudiziarie proprio in relazione alla qualità dell’accoglienza prestata».
Quali soluzioni, allora? «Sarebbe auspicabile un controllo più diretto e più capillare da parte del Comune su una cosa così delicata come l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati – evidenzia Benes – magari ricorrendo ad affidamenti “in house”, che permetterebbero così anche una verifica più puntuale sull’effettiva età dei minori, per evitare che persone ampiamente maggiorenni si trovino a condividere gli stessi spazi con dei bambini, con rischi potenziali ben intuibili».—
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