Al giuramento non sa l’italiano Cisint rimanda il conferimento
Da qualche mese gli stranieri che hanno concluso il loro percorso per la concessione della cittadinanza italiana si trovano a giurare fedeltà alla Repubblica e di osservare la Costituzione non a un semplice ufficiale di Stato civile. L’incarico è stato assunto dal sindaco Anna Cisint, che, quindi, sta incontrando i nuovi cittadini italiani. Finora di rigetti non ce ne sono stati per una mancata conoscenza della lingua italiana, requisito introdotto dal Decreto Salvini (si richiede almeno il livello B1), perché al momento il Comune di Monfalcone sta ancora rispondendo alle richieste avanzate con la precedente normativa. In un caso, però, non essendo ancora decorsi i termini per la concessione, il sindaco ha deciso di sospendere il procedimento per la concessione di cittadinanza a una donna straniera. «Non c’era alcuna comprensione dell’italiano e quindi ho coinvolto le strutture comunali perché la signora fosse inviata a frequentare un corso per apprendere almeno le basi della nostra lingua», spiega il sindaco, sottolineando di non vedere il riconoscimento della cittadinanza come un mero adempimento burocratico.
«È un atto importante, che dovrebbe richiedere consapevolezza – afferma –. Io chiedo sempre alle persone che incontro se sanno cosa giurano e, soprattutto, su cosa giurano». In una fase ancora di “interregno” tra una normativa e l’altra il sindaco ha comunque scritto al ministero dell’Interno per un parere urgente sulla “immediata applicabilità, o meno” delle novità introdotte con il Decreto sicurezza. In particolare si domanda “quale sia la corretta condotta da tenere da parte del sindaco o del suo delegato laddove dovesse emergere nel corso della cerimonia di giuramento la mancata conoscenza della lingua italiana da parte dell’interessato”.
In sostanza, l’amministrazione comunale vuole sapere se in questo caso si debba procedere ugualmente o se, invece, sia necessaria e doverosa la sospensione dell’ulteriore corso del procedimento con rinvio degli atti al ministero dell’Interno, per l’eventuale valutazione dei presupposti per procede in autotutela. «Devo dire che l’esperienza effettuata in questi mesi mi ha permesso di incontrare moltissime persone che esprimono tutto il loro orgoglio e la loro felicità per il fatto di diventare dei cittadini italiani – aggiunge Cisint –. C’è, però, anche chi pensa ad acquisire la cittadinanza solo per ottenere i diritti connessi. Assieme ai diritti ci sono i doveri, quelli sempre previsti dalla nostra Costituzione. Vorrei fosse chiaro per le persone che vogliono compiere questo passo». Il tema della concessione della cittadinanza per il sindaco si intreccia con quello dei ricongiungimenti famigliari operato in particolare dai cittadini maschi originari del Bangladesh. «Abbiamo verificato che il rapporto è di 1 persone per 6 famigliari che poi si ricongiungono», afferma il sindaco. Anche se i dati al momento sembrano segnalare soprattutto un’acquisizione di cittadinanza per i figli minori in cui genitore è già diventato italiano. —
La. Bl.
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