Al congresso seduto sul divano di casa
TRIESTE A partire da sabato scorso a tutt’oggi, ho vissuto un’esperienza nuova: partecipare a un intero meeting dal divano di casa o stando comodamente nel mio studio. Che l’attività congressistica abbia subito un colpo importante da Covid-19 quest’anno è cosa intuitiva: sono state molte centinaia i meeting cancellati in tutto il mondo a causa della pandemia, con ovvie ripercussioni economiche ma anche sulla possibilità per scienziati e medici di scambiare opinioni e risultati, uno dei pilastri con cui la scienza avanza.
Con molto coraggio non ha voluto invece arrendersi la European Societey of Cardiology (Esc), la società che funge da punto di riferimento di tutte le attività cardiologiche in Europa. Il suo meeting annuale attrae solitamente oltre 30 mila persone da tutto il mondo, e si tiene in ambienti fieristici nei quali vengono tenute molteplici sessioni contemporanee. Supportata da una eccezionale organizzazione informatica, la Esc ha deciso di trasformare il suo meeting, programmato ad Amsterdam dal 29 agosto al primo settembre, in un’esperienza digitale.
Nei 4 giorni dell’evento, i partecipanti hanno potuto accedere a 500 sessioni scientifiche, tenute in contemporanea su 10 diversi canali ciascuno focalizzato su un argomento diverso. Vi hanno contribuito oltre 750 diversi esperti da tutto il mondo, che in parte presentavano live da Amsterdam (con tanto di sfondo della città digitalizzato anche questo) e in parte avevano registrato le proprie presentazioni in anticipo. Le domande potevano essere fatte in tempo reale con una chat, ed era premura dello speaker, da casa se la presentazione era registrata, di rispondere. Oltre agli speaker invitati, 4.000 comunicazioni da parte dei partecipanti erano state raccolte e curate digitalmente, per essere disponibili on demand in qualsiasi momento. Il tutto senza intoppi e senza ritardi di connessione, e condito dalla possibilità di rivedere anche le presentazioni a piacere. È stata una vera e propria esperienza digitale che segna un precedente unico nel campo della comunicazione congressuale, talmente gradito che sono state oltre centomila le persone collegate ogni giorno in contemporanea da oltre 82 Paesi.
Saranno i meeting di questo tipo a sostituire quelli reali? Nonostante l’entusiasmo con cui ne scrivo, penso proprio di no. Alla fine del congresso, a me è rimasto ancora più forte il desiderio di un meeting reale, per parlare di quello che da un podio non si riesce a trasmettere. Nessun surrogato digitale, per quanto di eccellente livello, può per ora sostituire quella conoscenza trasmessa grazie al rapporto umano diretto che ha finora ispirato il progresso della conoscenza. –
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