Al Cohiba si scatena la guerra della spiaggia: «Ci rubano lo spazio»
DUINO AURISINA La spiaggia che scompare. Non è il titolo di un romanzo da leggere sotto l’ombrellone, ma il tema attorno a cui si sta scatenando, nella baia di Sistiana, l’immancabile polemica balneare. Ne sono protagonisti da un lato Maurizio Poiani, frequentatore della spiaggia del “Cohiba”, e dall’altra Sergio Fari, presidente della Servizio ricreativo di Sistiana (SrS), la società che gestisce, oltre al “Cohiba”, numerosi esercizi attivi in baia.
«I gestori hanno sottratto spazio ai bagnanti – protesta Poiani – per guadagnare ulteriori metri da destinare all’area per il ballo e per i vari spettacoli che, in questo periodo, si susseguono ogni sera al “Cohiba”. Per ottenere il loro obiettivo hanno ampliato la superficie del calpestìo e noi che durante il giorno vorremmo andare al mare, siamo obbligati a stringerci per poter sistemare sulla ghiaia della spiaggia i nostro teli e gli asciugamani».
«L’area è rimasta invariata – replica Fari – anche perché, per fare un intervento del genere, dovremmo completare un iter amministrativo lungo e costoso che non ci interessa fare. La protesta è originata da una percezione perché è il mare che scava la spiaggia e si perde spazio. È un fenomeno naturale che si ripete ogni anno a causa delle mareggiate – prosegue il presidente della SrS – al quale puntualmente cerchiamo di ovviare effettuando, in primavera, lavori di ripristino. Durante l’estate però non possiamo ripeterli, perché non possiamo infastidire i bagnanti. Di certo – assicura – non sono stati fatti lavori sul calpestìo. Abbiamo almeno una ventina di verbali della Capitaneria che lo confermano. Ogni anno c’è qualcuno che ha la percezione di una spiaggia che si riduce – conclude Fari – ma ricordiamo che più del 50 per cento dello spazio della spiaggia è di libera fruizione perciò non ne controlliamo l’ampiezza».
Poiani però insiste: «Mi dispiace di non avere scattato foto che documentino le modifiche dello spazio destinato ai bagnanti, ma cercherò testimoni che possano confermare la mia tesi». –
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