Al Centro di fisica teorica adesso si studia la genesi dei terremoti
TRIESTE Utilizzare metodi computazionali innovativi e computer ad alta performance (Hcp) per capire la genesi delle sequenze sismiche che hanno interessato l'Italia centrale a partire dal 2009.
È lo studio condotto da un team di ricercatori della sezione di Fisica del Sistema Terra dell'Ictp di Trieste e pubblicato su Geophysical Research Letters e dal quale sono emerse nuove informazioni sui terremoti dell'Appennino centrale, a partire da quello dell'Aquila del 2009, fino alle ultime scosse in Umbria del 2018.
Le nuove informazioni sono state estrapolate dai dati dell'Ingv, che hanno arricchito il catalogo dei dati disponibili, rilevando ad esempio - si legge in una nota - dei fenomeni di micro-sismicità, dei micro-terremoti non rilevabili dai tradizionali sismografi e non percepibili dagli esseri umani, che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nell'incidenza dei terremoti che hanno poi causato danni e vittime.
A queste rilevazioni si è affiancata - aggiunge la nota - un'analisi di dati Gps da cui si è potuta osservare la presenza di una cosiddetta «zona di distacco», a una profondità di 10 km, a cui si collegano le faglie del territorio e che funge da motore degli eventi sismici.
«L'Italia è un vero e proprio laboratorio naturale per questo tipo di ricerche - ha osservato Abdelkrim Aoudia, research scientist all'Ictp - perché è un'eccellenza dal punto di vista sperimentale, ci sono tantissime stazioni di misura su tutto il territorio e la mole di dati raccolti ogni anno è impressionante».
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