Al bar e dal barbiere in orario di lavoro: arrestato controllore degli autobus
TRIESTE Lo shopping. Il barbiere. La salumeria. Le lunghe soste al bar. Le passeggiate. I carabinieri lo hanno pedinato per mesi. E alla fine, quando avevano in mano prove schiaccianti, lo hanno portato in caserma. «Prego, ci segua...».
Denis Krasti, 53 anni, è stato arrestato domenica mattina. È un dipendente della Trieste Trasporti: non un autista di autobus, ma un addetto al controllo a bordo (un “controllore”, come vuole la vulgata) e alla manutenzione delle biglietterie automatiche. L’accusa, formulata dal pm Federico Frezza che ha diretto le indagini, è di truffa aggravata ai danni dello Stato (Trieste Trasporti è controllata di fatto dal Comune di Trieste attraverso il socio di riferimento Amt Trasporti S.r.l. che detiene il 60,06% delle quote).
Lo shopping, il barbiere, le soste al bar e quant’altro avvenivano durante l’orario di lavoro. La segnalazione sui comportamenti sospetti del cinquantatreenne è partita dall’interno dell’azienda. Non è noto se da un responsabile o da un semplice collega. Ma qualcuno, evidentemente, si era accorto delle sue assenze prolungate.
Dopo la soffiata è iniziato il lungo lavoro di accertamento del pm Frezza e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Trieste. D’altronde la Procura non è nuova a indagini giudiziarie sugli “assenteisti”. Il metodo è rodato: appostamenti, registrazioni video, foto, analisi delle strisciate ai badge e sui database che registrano le presenze.
Per Krasti tutto comincia a settembre. Il controllore della Trieste Trasporti viene pedinato dai carabinieri in borghese. Sono circa le dieci e mezzo del mattino. Eccolo mentre scende dalla Panda aziendale e si ferma nei pressi di un negozio di via Pietraferrata. I militari accertano 35 minuti di assenza dal servizio. Così a novembre, quando il dipendente posteggia la vettura in via Einaudi e viene pizzicato da un barbiere in piazza della Borsa (mezz’ora di assenza). E poi rieccolo in vari punti vendita (arredo bagno e macelleria) per un totale di un’ora abbondante. Pochi giorni dopo Krasti, in pieno orario di lavoro, è sorpreso per 53 minuti al bar con la moglie e in casa. A fine novembre i carabinieri seguono il cinquantatreenne mentre si reca in un appartamento della coniuge, passeggia in città (senza mai compiere alcuna attività lavorativa), ritorna a casa per poi salire su un autobus per controllare i biglietti dei passeggeri.
Sono solo alcuni esempi, perché nei mesi successivi i militari dell’Arma scoprono il dipendente della Trieste Trasporti al bar, nell’alloggio della moglie dove sono in corso lavori di ristrutturazione, mentre compra materiali edili e sbriga pratiche private in studi professionali. O, ancora, in compagnia di amici. Come peraltro avvenuto, da quanto risulta, pure domenica mattina nell’orario di servizio poco prima che i carabinieri fermassero l’uomo. L’addetto della Trieste Trasporti, dunque, domenica è stato preso in flagranza di reato. Krasti è ai domiciliari.
Il Nucleo investigativo dell’Arma ieri ha diramato un comunicato stampa piuttosto dettagliato sulla vicenda culminata con il blitz di domenica: «L’uomo, già da tempo controllato dai carabinieri, in quanto segnalato come uno dei “furbetti del cartellino”, cioè quei dipendenti pubblici o di aziende a partecipazione pubblica che intraprendono regolarmente il loro turno di lavoro, per poi invece dedicarsi a interessi privati, domenica mattina è stato notato posteggiare la vettura aziendale fuori dall’itinerario che avrebbe dovuto percorrere per la verifica delle emettitrici automatiche di titoli di viaggio, posizionate nei pressi delle fermate degli autobus».
Domenica mattina l’indagato si è assentato per oltre due ore «di fatto interrompendo senza giustificato motivo il proprio turno di lavoro. I militari – si legge ancora nella nota – dopo aver pazientemente aspettato che tornasse verso la macchina, senza mai perdere di vista il portone nel quale era entrato, lo hanno fermato per un controllo e accompagnato presso gli uffici di via dell’Istria, dove è stato dichiarato in stato di arresto e condotto nella propria abitazione, agli arresti domiciliari». —
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