Aiuole sgangherate e reti bucate La “fame” di spazi per Fido e Fufi
Nonostante sia uno dei Comuni con la più alta densità di popolazione canina per abitante, Trieste non è ancora una città per cani. O perlomeno non per “cani liberi”. Se da una parte si è permesso progressivamente l’accesso ai quattro zampe in locali e uffici aperti al pubblico, poi negli esercizi commerciali e infine nella maggior parte delle spiagge libere e sugli autobus, dall’altra sono ancora poche le aree in cui essi possano scorrazzare senza guinzaglio e museruola. E chi decide comunque di lasciare libero il proprio animale in zone vietate, rischia una multa che parte dai 100 euro.
Per la precisione, i cosiddetti giardini pubblici con “percorsi per sgambatura” sono solo sei, di cui uno apparentemente inesistente, un altro in stato d'abbandono e i restanti non condizioni ottimali. Interrogati sulla loro collocazione, pochi cittadini e padroni di cani hanno saputo indicare dove si trovino. Meglio allora ricorrere al sito Verde pubblico della Retecivica del Comune di Trieste, nella sezione “accesso ai cani” della voce “regolamenti”, è disponibile un elenco completo delle “aree di sgambatura”: giardino di Via del Veltro, giardino di Via Boccaccio, Area verde zona Viale Campi Elisi n.1, area di via S.Marco, giardino di Via Montecchi e giardino di Via della Mandrja. In realtà, quest’ultima indicazione è imprecisa, perché si tratta del “parco Mandrja” in via dei Fiordalisi a Opicina, il più lontano dal centro e con un’area dedicata ai cani molto spaziosa. Che, però, presenta delle criticità ben visibili anche a occhio nudo, come riferisce l'abituale frequentatore Roberto Chiucchi: «Se gli steccati non li avessimo legati noi, ci sarebbero ancora dei buchi dai quali i cani più piccoli riuscivano a scappare. Abbiamo dovuto cambiare anche la “serratura” del cancelletto. Inoltre - riflette Roberto -, servirebbero dei lampioni, per poter rimanere dopo una certa ora anche d'estate, e delle fontanelle all’interno dello spazio».
Stesse esigenze avvertita dai frequentatori dell’area tra Campi Elisi e viale Tartini che, a loro volta, hanno dovuto sistemare il cancello d’ingresso. «Manca l’acqua e le luci sarebbero da rafforzare - riferisce un gruppo di signore -. Poi, ci sono buche e radici ovunque, dove è facile inciampare. Infine, sarebbero da alzare le staccionate, troppo facili da scavalcare». Le stesse signore raccontano poi di aver comprato delle scope per pulire il terreno dalle deiezioni canine e dai mozziconi di sigaretta abbandonati da altri, sparite però poco tempo dopo, probabilmente rubate.
Non troppo distante da Campi Elisi si trova la nuova area di via San Marco, quella nel migliore stato perchè inaugurata l’anno scorso dall’attuale amministrazione, con una superficie di 2.200 metri quadrati, una rete metallica alta 1,80 metri e pure una fontanella. Proprio quella di cui si sente tanto la mancanza a Roiano, nel giardino “Leonor Fini” di via Boccaccio, dove però l’acqua segna anche un problema di segno opposto. «Basta poca pioggia e si formano pozzanghere dappertutto - spiega Jirina Susupikova -, perché sotto il terreno è impermeabile (si tratta infatti dal tetto di un parcheggio, ndr). Poi questo tipo di ghiaia fa male ai polpastrelli dei cani e servirebbe più superficie dove farli muovere». Infatti, l’area per cani di via Boccaccio corre lungo parte del perimetro del giardino ed è molto stretta.
Spostandosi nel quartiere di San Giacomo quello che viene presentato come “percorso di sgambamento” di via Montecchi risulta invece inesistente. Nel giardino “Maria Bernetic”, recentemente ristrutturato, infatti, oltre a un’area gioco riservata ai bambini non c’è traccia di un’area per cani lì dove indicato dalla piantina su Retecivica. Anzi, viene esplicitamente vietato l’ingresso ai quattro zampe. Infine, poco distante, nella parte bassa del giardino Pincherle di via del Veltro si trova l’ultima area per cani, la più strana del gruppo (escludendo quella inesistente): un cancelletto e relativo pannello informativo segnano l’inizio di un sentierino piuttosto dismesso e scosceso che costeggia la ferrovia e termina senza recinzioni, a parte il guard rail, nei pressi della galleria di via Carnaro. Insomma, parafrasando Lelio Luttazzi, i cani di Trieste non possono ancora far le feste.
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