Ai primi 5 nati nel 2019 donato il dizionario del dialetto bisiaco

Il curatore Buccarella: «Siamo riusciti a conservare la nostra parlata ma la si deve tutelare continuamente»
Bonaventura Monfalcone-01.01.2019 Primo nato del 2019-Adam-Ospedale di San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-01.01.2019 Primo nato del 2019-Adam-Ospedale di San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



Per il sesto anno consecutivo il Gruppo Incontri Bisiachi si è recato al Punto nascita dell’ospedale di San Polo all’inizio del nuovo anno per un’iniziativa voluta per cercare di diffondere la cultura bisiaca.

Con il presidente Silvano Plet in testa, i responsabili dell’associazione hanno portato in dono ai primi cinque nati del 2019 altrettanti volumi del Dizionario popolare Italiano-bisiàc, a cura di Aldo Buccarella.

Il primo dizionario è stato consegnato ai genitori di Adam Roselli, il primo nato dell’anno, cioé a mamma Valeria Mescanig e papà Andrea di Gorizia, dal direttore del reparto Danica Dragovic e dall’assessore comunale ai Servizi ai cittadini Giuliana Garimberti.

L’iniziativa è nata nel 2014 per sensibilizzare sul patrimonio culturale del territorio, come spiega l’associazione, sia i compaesani sia soprattutto i neo genitori.

«In questo modo vogliamo dire loro che, pur circondati per secoli da culture più attrezzate della nostra e dalle immigrazioni – aggiunge l’associazione –, i bisiachi sono riusciti a conservare e divulgare la loro cultura e la parlata che, oggi più di ieri, ha bisogno di essere aiutata, salvaguardata e divulgata».

In un’indagine di qualche tempo fa sulla situazione dei dialetti parlati in Italia si rilevava come allo stato attuale solo il 14% degli italiani usi il dialetto, arrivando al 32% se si considerano gli anziani.

«La ricerca termina con la consolante constatazione che tanti hanno nostalgia della loro parlata», rileva Aldo Bucherella, componente del direttivo e autore del dizionario italiano-bisiàc. In Bisiacarìa una ricerca degli anni’80 del professor Silvano Del Missier indicava che a Monfalcone solo il 13 per cento parlava il bisiàc, mentre nei paesi del Territorio si arrivava al 45 per cento.

Da allora, però, davvero molto è cambiato, soprattutto nella città dei cantieri. —



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