Agrusti, legittima la buonuscita Generali deve pagare
Generali deve pagare a Raffaele Agrusti, al proprio ex top manager del quale aveva deciso l’uscita di scena a metà 2013, i sei milioni e rotti della buonuscita contrattuale rimasti finora congelati. Per intanto questi. Perché in separata sede sarà poi quantificato il bonus in più, non lontano a sua volta da un milione di euro, che spetta, in base a un accordo concomitante a quell’uscita di scena, allo stesso ex top manager.
Il Leone riceve dunque il conto da Agrusti. Ed è un conto firmato dal giudice del lavoro Annalisa Multari, cui Generali aveva fatto ricorso per azzerare per l’appunto quelle cifre pattuite mentre lo storico dirigente era ormai sull’uscio. Cifre attese dall’ex direttore generale ed ex country manager, ma bloccate dal Leone in vista della causa nei suoi confronti, sdoppiata come è noto tra piano civile e penale, come per l’ex Ceo Giovanni Perissinotto.
Con la sentenza non definitiva (in quanto deve appunto essere quantificata prima l’entità del bonus integrativo) pronunciata ieri, il giudice Multari ha rigettato in effetti l’impugnazione dell’accordo transattivo comprensiva d’istanza risarcitoria («quest’ultima respinta anche per intervenuta prescrizione») proposta dall’avvocato Marcello Giustiniani, managing partner dello studio milanese Bonelli Erede Pappalardo, per conto di Generali, contro Agrusti, difeso da un altro studio legale di Milano, quello dell’avvocato Massimo Dattrino.
La conseguenza di tale rigetto è che il Leone è tenuto a rispettare l’accordo di fine luglio 2013, e a versare quindi al suo ex dg sei milioni e 106mila euro lordi più ulteriori 450mila euro, sempre lordi, di integrativi 2011-2013, su cui un perito d’ufficio dovrà calcolare (e aggiungere) l’incidenza sul Tfr. Fanno oltre sei milioni e mezzo. E non sono ancora tutto: con separata ordinanza, il giudice Multari ha rimesso la causa in istruttoria per quantificare appunto il bonus 2013 «dovuto in forza» di quell’accordo d’uscita. Così come vengono rigettate le domande risarcitorie di Generali, nella sentenza sono altrettanto respinte quelle di Agrusti, ma è evidente che il computo delle decisioni del giudice di primo grado pende dalla parte dell’ex top manager, come già nel caso della causa tra il Leone e Perissinotto, che s’è potuto tenere i dodici milioni di buonuscita e si è visto riconoscere l’incompetenza del Tribunale del lavoro in merito al risarcimento preteso da Generali, che ha dovuto pure pagare le spese di giudizio.
Ora il giudice Multari ha sessanta giorni di tempo per depositare le motivazioni ed è presumibile che, con quelle carte alla mano, Generali deciderà se fare appello o meno. Fonti vicine al Leone fanno sapere infatti che la società prende per intanto atto dell’esito di questa prima fase dell’articolato procedimento e attende proprio le motivazioni della sentenza per compiere le proprie valutazioni in ordine al prosieguo del giudizio.
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