Agenti uccisi, il killer trasferito in cella d’isolamento dopo le proteste degli altri detenuti
TRIESTE. Tensione in carcere a Trieste per la presenza di Alejandro Augusto Stephan Meran. Il ventinovenne dominicano che venerdì scorso ha ucciso in Questura i giovani agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, tentando poi di ammazzare altri otto poliziotti, non è “gradito” agli altri detenuti del Coroneo.
Nessuno vuole condividere la cella con lui, vista la gravità del reato di cui si è macchiato sparando a bruciapelo, senza alcun motivo, a due poliziotti che stavano semplicemente facendo il loro lavoro. Al Coroneo, tra i detenuti, sta prevalendo una sorta di codice morale, più che il timore di avere accanto un criminale del genere. In carcere, come noto, vigono regole e logiche.
Ma i problemi con Alejandro Augusto Stephan Meran sarebbero cominciati già nei giorni scorsi in ospedale a Cattinara, dove il dominicano era stato ricoverato per curare la ferita all’inguine rimediata durante il conflitto a fuoco con la Polizia all’esterno della Questura.
«Quando ha saputo che sarebbe stato portato in carcere – racconta un operatore sanitario – il paziente si è agitato, non è stato semplice gestirlo. In un’occasione è andato in escandescenza», racconta ancora l’operatore sanitario.
Il trasferimento al Coroneo risale invece a lunedì scorso. Il ventinovenne era destinato alla sezione infermeria, in modo da ricevere un’assistenza adeguata. Ma, stando a quanto si apprende, i detenuti che occupavano quella cella hanno protestato con fermezza. «Non lo vogliamo con noi», hanno detto chiaramente. Chiedendo, quindi, un provvedimento diverso.
Di qui il passaggio al piano terra, in isolamento. E con una sorveglianza a vista. Notte e giorno. Il motivo? Si teme che lo straniero possa tentare gesti estremi. La Polizia penitenziaria, sulla base delle direttive contenute in un ordine di servizio, si sarebbe quindi organizzata in turni da un’ora o un’ora e mezzo, in modo che il dominicano possa risultare costantemente sotto controllo.
E il ventinovenne ha anche difficoltà a dormire di notte: è agitato. Ma agli altri detenuti non è passato inosservato il fatto che Alejandro Augusto Stephan Meran abbia ricevuto in cella le sigarette richieste. Una scelta, questa, decisa forse dalla stessa direzione per assecondare il detenuto affinché non crei problemi o disagi agli altri carcerati e al personale in servizio. D’altronde la pericolosità dell’individuo è ormai nota. La strategia è tenere il dominicano il più calmo possibile.
Qualsiasi spostamento del detenuto è inoltre accompagnato da almeno tre o quattro agenti della Polizia penitenziaria.
Secondo quanto stabilito dall’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip Massimo Tomassini, il ventinovenne resterà in cella almeno un anno. Cioè il termine di “fase” previsto in questo frangente istruttorio per i reati così gravi. Ma fatti comunque salvi eventuali “atti interruttivi”, come ad esempio altre decisioni in sede di Tribunale di Riesame.
Il ventinovenne dominicano è accusato di pluriomicidio e di altri otto tentati omicidi. Per il gip è chiaro che venerdì scorso si è trattato di una «mattanza», così scriveva nella sua ordinanza il magistrato. Una mattanza commessa da un individuo che con molta probabilità sapeva usare le armi. Il dominicano è ritenuto senza alcun dubbio un individuo «pericoloso», mosso da una «aggressività» e da una «spinta criminogena», precisava il gip.
Alejandro Augusto Stephan Meran in questi giorni «è in uno stato confusionale totale», aveva spiegato il suo legale di fiducia Francesco Zacheo. Mercoledì l’avvocato aveva incontrato il dominicano per la prima volta. «Quello che è successo è di una gravita inaudita - era stato il commento dell’avvocato - lui è talmente confuso che neanche si ricorda. Mi ha detto che in cella sta leggendo la Bibbia». —
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