Affitti fantasma al bar Audace. Crac per il patron del California
TRIESTE È il locale di piazza Unità che entro l’anno rinascerà, diventando un market di lusso targato Despar, a essere l’origine dei “mali” che hanno portato al fallimento della Carpe Diem 2000 srl. Si tratta della società di ristorazione che aveva in mano la licenza ed era conduttrice del bar affacciato sulla principale agorà di Trieste - dove si sono succedute diverse sfortunate gestioni - e che porta avanti anche il caffè-ristorante California Inn a Barcola. A capo della srl Luigi Brescia.
Il dissesto finanziario e l’invito dunque a depositare i libri in Tribunale deriva da un debito di decine di migliaia di euro per affitti non versati alla Bnp Paribas, proprietaria dei muri del palazzo di piazza Unità, gruppo bancario per il quale la Carpe Diem faceva da tramite con la Sting bar srl, che ha gestito l’ex bar Audace, poi divenuto “Sting 4 Continenti” dal 2014 al 2017. È la società per la quale la stessa Carpe Diem srl nei mesi scorsi aveva chiesto e ottenuto il fallimento.
Un arzigogolato puzzle di soggetti che per cause diverse hanno dunque dovuto fare i conti con il Tribunale.
Per capire il perché del fallimento della Carpe Diem 2000 srl bisogna però fare un passo indietro. La società aveva dato in affitto la licenza del locale e aveva fatto da tramite per la locazione dei “muri” alla Sting bar srl che, a detta dei quattro giovani gestori che avevano dato vita al bar “Sting 4 continenti”, versava regolarmente gli affitti alla Carpe Diem, per l’appunto. La somma corrispondeva a seimila euro più Iva al mese, in cui erano compresi come si è detto gestione e affitto “muri”. Ma, raccontavano all’epoca i ragazzi, a novembre 2016 avevano ricevuto uno sfratto per morosità. Quello che sarebbe emerso dopo, e che la Sting bar srl avrebbe comprovato portando a Palazzo di giustizia le ricevute degli effettuati pagamenti, è che la Carpe Diem in realtà non avrebbe mai versato gli importi dovuti alla Bnp Paribas. In tutto si tratterebbe di un ammanco di canoni d’affitto per circa due anni, che potrebbero superare il centinaio di migliaia di euro. La stessa Carpe Diem 2000 srl aveva poi reclamato che la Sting bar srl venisse condannata al pagamento di «asserite differenze su canoni pregressi, anche dopo lo sfratto» e il suo fallimento.
Una sorta di legge del contrappasso che ora ha portato la Carpe Diem 2000 a deporre le armi proprio per essere stata ritenuta la diretta responsabile del mancato saldo degli affitti. Non avendo evidentemente la Carpe Diem le possibilità economiche per restituire la somma che la Bnp Paribas richiedeva, il gruppo bancario non ha avuto altra possibilità che chiederne il fallimento.
Questa crisi economica si è poi riversata anche sul California Inn, tanto da obbligare Luigi Brescia a non versare più l’affitto da qualche mese nemmeno ai proprietari del locale di viale Miramare. Tuttavia il ristorante-pizzeria per ora non verrà chiuso perché lo stesso Luigi Brescia aveva precedentemente affittato licenza e “muri” a un’altra società, sempre di sua proprietà, che continua a esistere e, al momento, non risulta affatto fallita.
Nel frattempo però già si cerca, attraverso il curatore fallimentare Paolo Taverna, nominato in seguito alla sentenza di fallimento della Carpe Diem (giudice delegato Daniele Venier), di individuare un nuovo gestore del locale di Barcola. Chi si potrebbe avventurare nell’impresa potrebbe acquistare la licenza per un valore che potrebbe aggirarsi attorno ai 100 mila euro con un contratto d’affitto ancora di quattro anni, che potrebbe forse essere prorogato con il consenso però dei proprietari dei “muri”. Gli arredi interni invece, una volta messi all’asta, potrebbero valere attorno ai 20, 30mila euro.
Intanto creditori e soggetti terzi che avanzano somme di denaro dal fallimento Carpe Diem 2000 potranno depositare entro il 14 dicembre l’ammissione allo stato passivo per poi presentarsi davanti a giudice il 15 gennaio alle 9.
Mentre ha già un futuro lo spazio che un tempo era il bar Audace: come noto a breve diventerà un market de luxe, nonostante le aspre critiche giunte da più parti. Aspiag Service, titolare del marchio Despar in Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ha infatti la “mission” di coprire in modo capillare il centro cittadino, anche per chi abita in zone pedonali con punti vendita speciali, come dimostrato già a Venezia Padova. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo