Affittacamere in crisi, già disdetto il 64% delle prenotazioni di luglio

FIUME. È un impatto tremendo, che fa riandare con la memoria ai primi anni della guerra tra le Forze armate della Croazia e i ribelli serbi della Krajina di Tenin (Knin), quando i numeri del turismo erano lontani anni luce da quelli registrati in crescendo negli ultimi anni. In Croazia si è tornati a quei tempi, ma stavolta il “nemico” è rappresentato dal virus, capace di gettare alle ortiche la stagione estiva del 2020.
Stando a un sondaggio condotto dalla Comunità nazionale del turismo a conduzione familiare, al quale hanno partecipato 2.200 affittacamere quarnerini, istriani e dalmati, oltre il 90% degli interpellati della categoria ha dichiarato che la pandemia sta incidendo in modo molto negativo sugli affari e che le conseguenze potrebbero estendersi non solo nei mesi più vicini, ma lungo tutto il corso dell’anno.
Per il 60% degli interpellati, la media dei danni che ne deriverà è stimata intorno ai 6.500 euro per ciascun affittacamere. Un danno che sarà praticamente impossibile da evitare. Perché al di là delle sensazioni, ci sono i numeri a tracciare lo scenario. Dagli interpellati è arrivata la conferma - semmai ce ne fosse bisogno - che il turismo pasquale può ritenersi azzerato così come quello di maggio, mentre giugno resta appeso a un filo.
Ma sono i dati di luglio a gettare la categoria nello sconforto: finora, emerge dall'indagine, il 64% delle prenotazioni per luglio è stato cancellato, mentre per settembre le disdette sono vicine a quota 40%. Numeri impietosi che fanno prevedere una stagione di spiagge e strutture ricettive deserte o quasi.
Il sondaggio ha evidenziato che le disdette in fatto di prenotazioni hanno toccato il picco a Zagabria, peraltro tormentata dal recente terremoto che ha reso inagibili centinata di immobili. Ma sulle coste non va affatto meglio. In Istria, nel Quarnero e nella regione di Spalato la cancellazione delle prenotazioni va dal 50 al 65%, a Ragusa (Dubrovnik) e nel circondario si è a quota 86%, mentre nella Regione di Zara va un po' meno peggio: 59%.
Interpellato dai giornalisti, anche il ministro del Turismo Gari Cappelli si è arreso all'evidenza, esprimendo la speranza che si possa ripartire almeno ad agosto: in caso contrario sarà una catastrofe per il settore, dalla quale difficilmente ci si potrà riprendere prima del 2022. Intanto, a prescindere dai dati negativi che arrivano, il gruppo alberghiero rovignese Maistra, che conta 19 alberghi, 11 villaggi turistici e sei campeggi dislocati a Rovigno, Orsera, Zagabria e Ragusa-Dubrovnik, ha deciso di andare controcorrente. Il gruppo, che fa parte del colosso Adris, ha scelto di tenere aperti tre hotel: si tratta dell’Adriatic a Rovigno, del Westin a Zagabria e dell’Hilton a Ragusa.
«Seguiamo con attenzione l’evolversi della situazione – ha fatto sapere il gruppo – e anche se a causa dell’emergenza le entrate saranno ridotte all’osso è stata assicurata la regolare erogazione degli stipendi a tutti gli occupati», ha aggiunto l’azienda precisando di avere messo in atto tutte le misure idonee alla sicurezza in questo momento di emergenza sanitaria. Anche Maistra intanto si è però rivolta al governo croato, proponendo diverse misure per tutelare l’occupazione nel settore, la liquidità e la possibilità di poter operare quando la crisi sarà finita.
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