Aeroporto, per ora niente concessione

Il sopralluogo della direttrice dell’Enac non dà l’esito sperato: via tutti i piccoli artigiani che ancora lavorano dentro
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 18.10.2016 Sopralluogo Enac aeroporto Foto di Pierlguii Bumbaca - La menzione dell'autore è¨ obbligatoria
Bumbaca Gorizia 18.10.2016 Sopralluogo Enac aeroporto Foto di Pierlguii Bumbaca - La menzione dell'autore è¨ obbligatoria

Si pensava che al termine del sopralluogo dell’Enac si svolgesse l’attesissima consegna delle chiavi dell’aeroporto con l’Ente nazionale per l’aviazione che avrebbe “incoronato” la consortile quale nuovo gestore del Duca d’Aosta. Invece il percorso si conferma ancora lungo. Ieri, alle 16, è scattato l’attesissimo sopralluogo da parte di Enac Nordest.

L’Enac sceglie

la via del silenzio

La direttrice dell’ente Renata Carli, accompagnata da un funzionario, ha visitato lo scalo assieme al presidente della società consortile Ariano Medeot, al sindaco Ettore Romoli, al presidente della Cciaa Gianluca Madriz, ad alcuni componenti del consiglio di amministrazione della stessa consortile e ai rappresentanti delle associazioni “sfrattate” che hanno operato all’interno dello scalo sino a qualche tempo fa. Visti i cronisti che facevano il loro lavoro e chiedevano solamente qualche informazione, la dottoressa Carli ha preferito tirare dritto. Non ha voluto dire nulla. E si è incamminata verso le strutture aeroportuali. «No comment», insomma, su tutta la linea. E, in questo “viaggio”, si sono potute constatare essenzialmente due cose. La vegetazione selvaggia ormai si è largamente “impadronita” dell’aeroporto. Non essendoci più nessuno che cura la normale e routinaria manutenzione, la struttura si è ulteriormente degradata. Persino le transenne, che erano state installate qualche tempo fa per motivi di sicurezza, sono state aggredite dal verde in alcuni punti. La torre di controllo, poi, è sempre più ridotta a una catapecchia con infiltrazioni d’acqua che minano le muratute. Secondo elemento (che non è, poi, nemmeno una sorpresa): all’interno dello scalo continuano ad operare attività. Ci sono un falegname e un restauratore di vecchi aeroplani. Pure loro dovranno lasciare il “Duca d’Aosta”. Soltanto successivamente potrà essere affidata alla consortile l’agognata concessione con la consegna delle chiavi. Nessun ultimatum, però.

Concessione

«fra qualche settimana»

La direttrice - stando a quello che si è potuto faticosamente apprendere - ha affermato che la concessione «potrà arrivare nell’arco di qualche settimana». Verranno effettuati nuovi e approfonditi sopralluoghi, fra i quali quello in programma lunedì che metterà sotto la lente d’ingrandimento la pista, la quale ha bisogno di essere “livellata” visto che si è registrata (come anticipò qualche settimana fa Ariano Medeot, presidente della consortile) un’incongruenza, un dislivello.

Tempi lunghi, dunque. Con buona pace di Ivo Boscarol, patron della “Pipistrel”, che vorrebbe un cronoprogramma certo e, soprattutto, abbreviato. «La direttrice è motivata e il suo obiettivo dichiarato - ha spiegato il sindaco Romoli al termine del sopralluogo - è quello di far sì che questo aeroporto possa essere riaperto ai traffici al più presto. Ha anche detto che quello di Gorizia è l’unico scalo chiuso al volo nel Nordest e che questa situazione deve essere sanata».

Quindi, le buone intenzioni ci sono tutte. Il guaio è che, per troppi anni, prima dell’avvento della consortile, l’aeroporto è stato lasciato nell’abbandono. Per decenni sono stati elaborati progetti di rilancio, più o meno ambiziosi, più o meno brillanti, ma alla fine a decollare è stata solamente l’incuria. «Spero che i controlli possano concludersi positivamente al più presto. E spero anche che quelle attività che sono ospitate all’interno dello scalo trovino un accordo per lasciare l’area aeroportuale e poi, eventualmente, ricandidarsi per rientrare», l’auspicio del primo cittadino.

Soltanto con la concessione (e le chiavi) in mano, la società consortile potrà mettere mano alle strutture cadenti e degradate, “governare” la vegetazione selvaggia e gli alberi di alto fusto che mal si conciliano con l’attività di volo e cominciare a realizzare l’agognato progetto di rilancio. Non prima.

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