Aeroporto in vendita, “dote” da 32 milioni al futuro acquirente
TRIESTE Il privato che concorrerà per l’acquisizione del 55% delle quote di Aeroporto Friuli Venezia Giulia potrà contare fino al 2026, e dunque per otto anni consecutivi, su un totale di 32,2 milioni di euro. Lo prevede un emendamento approvato la scorsa settimana nella legge di Stabilità regionale. Si tratta dei trasferimenti «per attuare e potenziare attività di promozione che diano visibilità all’offerta turistica del Fvg».
Tutto come da delibere di giunta in cui si considera come prioritario l’obiettivo della Regione di incrementare l’incoming e dunque si impone al nuovo investitore un’azione acchiappa-turisti. In cambio la Regione si impegna, nel rispetto delle programmazioni annuali di bilancio, a intervenire con opportuni finanziamenti. «Lo aveva previsto anche la giunta Serracchiani nel bando precedente - osserva l’assessore regionale ai Trasporti Graziano Pizzimenti -. La differenza è che mentre il centrosinistra era disposto a versare all’investitore quei fondi per trent’anni, noi ci limitiamo a otto. Lo consideriamo infatti una specie di avviamento».
La cifra è considerevole. E, di fatto, pareggia quella che è la base d’asta del secondo bando per la privatizzazione dello scalo regionale, 32,5 milioni per il 55% del pacchetto. Una sorta di “regalo” al privato, tanto più che nell’operazione avviata dalla giunta Fedriga proprio il privato acquisirà la maggioranza? Addirittura un aiuto di Stato? Non è così, assicura il direttore generale di Trieste Airport Marco Consalvo.
«Ogni euro pubblico investito alla voce promozione turistica ha un ritorno superiore - spiega -. Non si tratta dunque di contributo al funzionamento dell’infrastruttura, ma di sostegno alla promozione turistica, con conseguenti vantaggi per il territorio e per le casse della Regione». Soldi, quei 32 milioni, precisa ancora Consalvo, che non miglioreranno il bilancio della società: «L’effetto è neutro giacché si tratta di risorse che vengono spese in modo mirato. Nel caso non accada, vengono obbligatoriamente restituite alla Regione. Noi, come Aeroporto, facciamo semplicemente da mediatori con le compagnie aeree cercando di portare più gente possibile in Fvg». Il dg, in ogni caso, approva la linea: «Tre anni fa la società perdeva soldi e non aveva mercato. Con la cessione in corso, dopo aver completato la ristrutturazione aziendale, il valore è di oltre 60 milioni e tra otto anni le previsioni da piano industriale parlano di più di 100 milioni».
Il traguardo è centrare il milione di euro di passeggeri all’anno. A dare una mano dovrà essere proprio il partner industriale che la Regione conta di convincere a collaborare al rilancio dello scalo. I requisiti sono quelli fissati dalla giunta Fedriga già ad agosto. Cessione del 55%, senza ulteriori opzioni di acquisto, a favore di un unico investitore di profilo nazionale o internazionale, che dimostri un Work Load Unit (unità di carico corrispondente a un passeggero o a 100 kg di merce) superiore a 10 milioni, determinato dalla somma dei Wlu delle imprese aeroportuali partecipate con quote azionarie non inferiori al 30% del capitale sociale per gli anni 2015, 2016 e 2017, e che sia in grado di supportare finanziariamente il piano degli investimenti 2018-23 e, parallelamente, migliorare le previsioni dei principali parametri tecnico-economici.
In particolare, il socio si dovrà impegnare a far crescere il numero dei passeggeri a quota 1,1 milioni nel 2023, migliorando l’Ebitda e il valore degli interventi e delle previsioni di investimento previsti nel piano industriale. Numeri che consentono di individuare cinque possibili interessati in Italia: il fondo privato F2i, gli Aeroporti di Roma, Venezia, Bergamo e l’outsider Corporacion America, la holding degli scali di Firenze e Pisa. —
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