Aeroporto di Venezia chiuso per i gabbiani sulla pista: cinque aerei dirottati su Ronchi
Uno stormo di uccelli ha fatto fermare lo scalo per poco meno di un’ora: 500 i passeggeri sbarcati al Trieste Airport. Tra questi il governatore del Veneto, Zaia

TRIESTE. C’era pure Luca Zaia ieri mattina sul volo Ita Roma-Venezia. Niente atterraggio al Marco Polo, però, non stavolta. Il governatore della Regione Veneto e i compagni di viaggio, causa stormo di gabbiani in testa alla pista, sono stati dirottati su Trieste. E lo stesso è successo per altri quattro collegamenti diretti a Venezia da Belgrado, Monaco, Parigi e Brindisi. Un totale di cinque aeromobili e circa 500 persone gestiti da Trieste Airport senza la necessità di richiamare in servizio dipendenti in pausa, fa sapere l’amministratore delegato Marco Consalvo.
Il rischio di bird strike
Il rischio a Venezia, quando ci si è resi conto della presenza dei gabbiani in zona di atterraggio, era quello del “bird strike”, l’impatto con i volatili che può provocare gravi danni al motore e che, tra l’altro, è una delle ipotesi per spiegare il recente, tragico incidente di Torino che ha visto coinvolto un jet delle Frecce Tricolori. In accordo con Enav, al Marco Polo si è deciso di chiudere tutto dalle 9.54 alle 10.45, con il contestuale dirottamento degli arrivi, oltre che su Ronchi, su Verona e Milano. Quando si è constatato il problema, fa sapere Save, la società di gestione, «sono partite le usuali attività necessarie a garantire la piena sicurezza». Allo scopo di allontanare lo stormo, «sono stati utilizzati gli strumenti previsti, rispettosi comunque della fauna, tra cui il falco comandato dal falconiere e i dissuasori acustici».
Scalo tornato operativo in mattinata

Dalle 11.20 lo scalo veneziano è ritornato quindi operativo, mentre ai passeggeri atterrati in altri aeroporti venivano messi a disposizione mezzi alternativi per raggiungere le proprie mete. Così è accaduto anche a Trieste Airport per i cinque voli “inaspettati”. Si trattava di aeromobili in arrivo da Fiumicino (Ita), Belgrado (Air Serbia), Monaco (Air Dolomiti Lufthansa), Parigi Charles De Gaulle (Air France) e Brindisi (Ryanair). Nei primi tre casi i passeggeri sono stati fatti sbarcare a Ronchi e gli aerei sono ripartiti vuoti, mentre dall’aereo da Parigi (poi riportato su Venezia) sono scesi in Friuli Venezia Giulia in 7 e da quello da Brindisi (pure quello ripartito per il Marco Polo) in 38. Persone che, verosimilmente, sono residenti in regione.
Un fatto eccezionale
Un fatto «davvero eccezionale», commenta Consalvo nell’informare che la società Fvg «è particolarmente attenta a ridurre il pericolo “bird strike”, tanto che i nostri livelli di sicurezza sono molto superiori agli standard richiesti». Quello che Trieste Airport mette in azione, entra nel merito l’amministratore delegato, «è l’attività di Bcu, un servizio di controllo e allontanamento volatili che si concretizza mezz’ora prima di ogni arrivo e di ogni partenza». Concretamente, «l’addetto incaricato ha in dotazione pistole a salve, un laser, cannoncini radiocomandati a gas e altri strumenti acustici che ci consentono di contenere il numero degli uccelli fino a un’altezza di 300 piedi».
La prevenzione a Ronchi
Nella strategia dell’aeroporto regionale ci sono però anche altre misure di prevenzione. «Moduliamo l’altezza dell’erba nelle aree aperte per impedire che i volatili avvistino i vermi e ispezioniamo l’esterno dell’aeroporto per evitare che ci siano accumuli di rifiuti o zone paludose che potrebbero favorire la presenza di uccelli – spiega Consalvo –. Non manca l’indagine faunistica da parte di un esperto che ci informa di eventuali migrazioni che ci possano riguardare». I volatili più diffusi sopra Ronchi? «Non i gabbiani, che scelgono il mare, ma passeri e colombi. Ma da noi, fin qui, non siamo mai stati costretti a un’interruzione da uccelli».©
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