Aeroporto di Gorizia, il piano di rilancio non decolla
Il rischio è che tutti i piani di rilancio tornino nei cassetti. E sarebbe l’ennesima doccia fredda (anzi gelida) per l’aeroporto “Duca d’Aosta” ridotto ad un cumulo di rovine.
La causa? Per mesi si era pensato che il nuovo status consortile consentisse alla società di gestione del “Duca d’Aosta” di ottenere in concessione l’area con un canone annuale ridotto fino al 90%. Ma poi è arrivato l’inaspettato stop all’applicazione dei canoni ridotti, deciso dall’Agenzia del Demanio nazionale. L’effetto concreto per lo scalo turistico goriziano? La concessione ammonterà all’intero valore di mercato della superficie, pari per la precisione a 139.147 euro, quando invece pareva possibile, in un primo momento, che la concessione potesse “valere” il canone ridotto al 10%, ovvero 13.914 euro all’anno. Apriti cielo. Si è creata una situazione che rischia di mettere in crisi non solo lo scalo goriziano ma il sistema degli aeroporti minori italiani.
«Con queste cifre si mettono a repentaglio i piani di sviluppo dell’aeroporto e la mia non è un’esagerazione - attacca il sindaco Ettore Romoli -. È chiaro che una simile rideterminazione del canone tarpa le ali alla società consortile “Duca D’Aosta”, la quale non potrà operare efficacemente per il rilancio della progettualità nell’aeroporto». Che fare? «Sarà mia cura chiedere un incontro urgente ai vertici dell’Enac. Quella cifra non la possiamo accettare. Ho già dato disposizioni ai miei uffici di predisporre una lettera. Non appena avrò l’occasione di incontrare i responsabili dell’Ente nazionale aviazione civile chiederò loro di valutare la possibilità di riottenere la riduzione al 10%, come era stato ventilato, del canone annuale», aggiunge il primo cittadino.
E il presidente della società consortile, che dice? Qual è la posizione di Ariano Medeot? «Va precisato che il problema riguarda tutti gli aeroporti minori d’Italia e non è un caso soltanto goriziano. Purtroppo, sono stati azzerati gli sconti relativi alla concessione. Detto questo, stiamo cercando di percorrere alcune strade alternative. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di pagare sotto forma di investimento la quota per la concessione, facendola rientrare nell’ambito del piano da un milione e mezzo di euro concordato con la Camera di commercio. Un’altra possibilità è che l’Enac proceda con una bando per l’affidamento della gestione al quale noi parteciperemmo come società consortile o ancora, l’Enac potrebbe cedere il sedime aeroportuale alla Regione. Noi non molleremo la preda, statene certi», conclude Medeot.
E allora facciamo un breve ripasso di come si svilupperà il cantiere. Il progetto prevede la sistemazione integrale dell’edificio che si trova all’entrata del Duca d’Aosta e che ospiterà le sedi delle associazioni operanti nello scalo aeroportuale oltre a un bar. La palazzina che sarà oggetto di restyling è quella che ospitava la torre di controllo: peraltro, si tratta dell’immobile che ha subìto, negli ultimi due anni, l’invecchiamento maggiore. L’intonaco che resisteva in modo quasi eroico, sta lentamente crollando e porzioni di cemento sono finite sui marciapiedi circostanti. Le finestre? Se ci sono, risultano essere danneggiate. Molte, invece, non ci sono proprio più: divelte, staccate dalla loro sede dalle intemperie e dai vandali. Quindi ci sarà parecchio lavoro da fare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo