Aeroporti, la Save di Venezia dopo Verona vuole planare a Lubiana
VENEZIA. Dopo Verona, Lubiana. La privatizzazione dello scalo sloveno interessa la Save, che punta ad un controllo sempre più spinto ad Est per la nascita e lo sviluppo di un polo aeroportuale che sappia dialogare in modo sempre più concreto con i vettori e con i nuovi mercati. La certezza arriva all'indomani dello storico accordo con il Catullo e viene confermata dal direttore generale dell'aeroporto di Venezia, Camillo Bozzolo, in occasione di un convegno promosso a Mestre dal Propeller club internationa. Già il presidente, Enrico Marchi, era stato chiaro nelle scorse ore. Anche se la rincorsa verso Lubiana è iniziata, non si tratta di una “guerra”. «Save continua a guardare ad Est oltre i confini nazionali – aveva detto Marchi – ed è in corsa per la privatizzazione di Lubiana, che appare come un caposaldo importante per quello che è il futuro assetto del polo aeroportuale del Nordest».
Di Ronchi dei Legionari, per ora, non se ne parla più. E' un capitolo che è già stato troppo letto e riletto, senza che sia arrivato nulla di concreto a causa delle ripetute frenate della Regione Fvg. Venezia ha dei grandi obiettivi e la Slovenia è uno di questi, anche considerando che, oggi, bus navetta fanno la spola anche sino a 20 volte al giorno tra Lubiana ed il Marco Polo. Il perchè di questo grande interesse va ricercato nell'11% in più dei passeggeri che, nel 2013, hanno volato verso le destinazioni asiatiche e nel 5% in più che ha caretterizzato il mercato del nord America. E, come si vuole, lo sviluppo passerà, dopo l'avvio del nuovo collegamento con Tokyo di Alitalia, anche attreverso la storica apertura di rotte in Cina, allora Venezia sarà sempre più punto di riferimento anche per Slovenia, Croazia ed anche, ovviamente, per Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Che, come ha detto ieri Bozzolo, sono bacini d'utenza ideali anche per lo sviluppo del settore merci. Il Marco Polo, nel 2013, ha movimentato la cifra record di 45mila tonnellate, ma le potenzialità sono molto più ampie. Specie, come detto, verso Asia e Medio Oriente, con il Veneto che oggi rappresenta il 10% dei flussi totali italiani in queste regioni, flussi che potrebbero godere di maggiori impulsi se, come ha ribadito Bozzolo, “non si fosse così polverizzati e si potesse contare di più nei dialoghi con i vettori ed i governi”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo