Adozioni gay, sloveni spaccati a metà
TRIESTE. La Slovenia è alle prese con la propria coscienza. O meglio, con quella dei suoi cittadini. L’approvazione della nuova legge in tema di diritto di famiglia che equipara le nozze gay a quelle eterosessuali dando la possibilità alle coppie omosessuali anche di adottare bambini sta dividendo l’opinione pubblica del Paese. Poche ore dopo l’approvazione in Parlamento della discussa normativa alcune associazioni di chiara ispirazione cattolica sono scese in campo aprendo di fatto la campagna referendaria per cercare di abolire la legge. Il giorno successivo hanno ricevuto lo scontato appoggio della Chiesa ed è nata così una sorta di “santa alleanza” che si batte per la difesa della famiglia tradizionale ponendo però in primo piano il destino dei figli.
Alla luce di tutto ciò appare molto interessante e sociologicamente meritevole di approfondimento l’esito del sondaggio su questo tema effettuato dal quotidiano di Lubiana “Delo”. Ebbene la maggioranza degli interpellati ha risposto che non è ammissibile che in tema di diritto di famiglia si decida in base a un referendum, ma la maggioranza ha anche detto che a un eventuale referendum voterebbe per l’abolizione della normativa appena approvata dal Parlamento sloveno. Nei dettagli si vede che il 52 per cento degli intervistati si è detto contrario a usare il referendum sul diritto di famiglia, favorevole il 43 per cento. Se però il referendum dovesse tenersi il 50% voterebbe contro la norma vigente, il 36% a favore mentre il 9% non andrebbe alle urne. Solo il 5% ha risposto «non so».
Ma la parte più interessante è quella relativa alla seconda parte del sondaggio che ci mostra come sull’argomento la popolazione si ponga su ottiche diverse seppure, in gran parte dei casi, convergenti. Alla domanda «che cosa sarete chiamati a decidere con il referendum» il 39% degli intervistati ha risposto «sui diritti dei bambini», il 13% «sui diritti delle coppie omosessuali», il 12% «sui diritti umani».
Intanto la mastodontica e capillare macchina organizzativa della Chiesa si è messa in moto. Da domenica scorsa davanti ogni chiesa in Slovenia c’era un banchetto per raccogliere le firme per il referendum contro le nozze gay. Il leader del movimento referendario, Aleš Primc in poco meno di una settimana ha raccolto già 80mila firme. Ricordiamo che per l’indizione del referendum abrogativo servono 40mila firme tutte regolarmente autenticate. In base alla nuova legge sulla consultazione popolare la stessa è valida se ai seggi si reca almeno un quinto degli aventi diritto e se si raggiunge la maggioranza dei consensi. Servirebbero, dunque, 340mila sì all’abrogazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo