Adesione del 100% allo sciopero Alcatel

Tutti i dipendenti in strada a difesa del posto di lavoro. La Fiom: «Il governo deve intervenire»
I lavoratori dell’Alcatel-Lucent presidiano i cancelli dello stabilimento (foto Silvano)
I lavoratori dell’Alcatel-Lucent presidiano i cancelli dello stabilimento (foto Silvano)

Cento per cento di adesioni allo sciopero, oltre trecento persone a protestare con striscioni e bandiere davanti ai cancelli, un presidio presente fino alle undici di sera perché teoricamente, dato che si tratta di uno stabilimento a ciclo continuo, l’ultimo turno di lavoro sarebbe dovuto iniziare alle 22. Forte, chiaro e compatto il segnale che i dipendenti di Alcatel-Lucent hanno mandato all’amministratore delegato Michel Combes in visita proprio ieri al quartier generale del Gruppo, a Vimercate.

La nascita del supergruppo in fusione con Nokia che deterrà la maggioranza delle azioni, l’annuncio dell’abbandono dei siti produttivi fatto dallo stesso Combes a Parigi, le voci di un possibile interessamento al subentro da parte delle società statunitensi Flextronics e Jabils, avezze a delocalizzare la produzione in Paesi low cost hanno fatto esplodere la protesta.

«Sciopero riuscito perfettamente e visibilità sperabilmente anche presso lo stesso Combes, anche se i tempi ristretti non ci hanno premesso di mandare una nostra delegazione a Vimercate», hanno commentato Antonio Rodà, segretario provinciale Uilm e Andrea Raini rsu della stessa sigla. «Abbiamo inviato una nuova richiesta di incontro alla governatrice Serracchiani - spiega Stefano Borini, segretario provinciale Fiom-Cgil - affinché ci relazioni sull’esito che le pressioni delle istituzioni locali hanno avuto sul governo.

Alcatel Lucent, la protesta dei dipendenti a rischio

Lo stabilimento triestino di Alcatel-Lucent produce componenti ad alto tasso tecnologico per i processi di trasmissione in fibra ottica. Rientra nell’Agenda digitale dello stesso Governo e attraverso commesse dei Ministeri della Difesa e delle Telecomunicazioni gode di ingenti investimenti pubblici. Un paio di anni fa - aggiunge Borini - Alcatel-Lucent è riuscita a stabilizzare un centinaio di precari a Trieste proprio di fronte a impegni specifici in questo senso del Governo. Sarebbe tanto più assurdo di conseguenza che il Governo ora non si attivasse per salvare un’azienda che non è semplicemente manifatturiera, ma ad alto contenuto tecnologico. I ministri competenti hanno dunque l’obbligo morale di convocare Alcatel-Lucent e Nokia, così come del resto ha fatto Hollande nei giorni scorsi in Francia, affinché sia salvaguardata la sopravvoivenza dello stabilimento triestino».

Alcatel lascia Trieste, 850 posti a rischio
Silvano Trieste 28/11/2013 Alcatel - Lucent

Nella fabbrica di strada Monte d’oro i dipendenti a tempo indeterminato sono 318, ma quasi 400 sono quelli somministrati con contratti che nella maggior parte dei casi si riducono a pochi mesi, ma che vengono rinnovati più volte. Proprio questi si trovano nella situazione più drammatica poiché è chiaro che in caso di tagli o riduzioni di organico i loro posti sono i primi a saltare. Nel complesso molti sono i giovani e le donne, diversi laureati, molti usciti dagli istituti tecnici cittadini. Se a questi si aggiunge l’indotto che coinvolge i servizi di mensa, pulizie, sorveglianza, logistica, ma anche la ditta Mw-Fep di Ronchi dei Legionari si arriva a 850 persone che vedono il proprio posto messo a rischio.

«All’inizio del 2000 Nokia fece una strage di dipendenti nei propri stabilimenti finlandesi - ricorda Borini - per cui la preoccupazione è massima. Trieste ha già novemila disoccupati e le prospettive decantate di nuova occupazione come quella rappresentate dalla Piattaforma logistica e dal Porto Vecchio prevedono tempi che si prospettano lunghi. Nemmeno in Ferriera, Arvedi ha riassorbito tutti gli ex dipendenti Lucchini. Questa di Alcatel rischia di essere la mazzata finale per l’economia cittadina». «Anche in virtù del fatto che Alcatel Lucent siede al tavolo dell’Agenda Digitale, e che quindi beneficerà di importanti investimenti previsti dal nostro Paese, nelle prossime ore – annuncia Andrea Ussai, consigliere regionale Cinquestelle - depositeremo un'interrogazione per capire se, come è stato fatto per la Ferriera, anche questa volta la Regione ed il governo nazionale interverranno “mettendoci la faccia”».
 

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