Adescava ragazzini: verso il processo

Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per Arrigo Ravenna: incontri erotici con minorenni dietro compenso di 30 euro
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 20/07/10 - Foro Ulpiano, Tribunale
Lasorte Trieste 20/07/10 - Foro Ulpiano, Tribunale

Induzione alla prostituzione minorile: con questa accusa il pm Massimo De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio per Arrigo Ravenna, 54 anni, dallo scorso luglio agli arresti - prima in cella, poi ai domiciliari - al termine di una lunga e articolata indagine che ha portato gli inquirenti a incastrare l’insospettabile impiegato della filiale Unicredit di largo Tomizza per ciò che aveva commesso. Vittime, due giovanissimi.

I fatti da cui gli inquirenti erano partiti portano la data del 17 febbraio - una domenica pomeriggio - dello scorso anno. Il luogo: un anonimo appartamento in viale XX Settembre 51. «Se giocate bene vi dò trenta euro, se non giocate bene ve ne dò venti». Queste le parole che Ravenna aveva rivolto a due fratelli minorenni di origine straniera, residenti a Trieste. Non si trattava di un gioco ma di una proposta sessuale poi accolta dai due giovanissimi, uno di 15 e l’altro di 17 anni: salire in casa dell’uomo e dedicarsi a giochi erotici utilizzando oggetti particolari. In quello e in altri incontri Ravenna, che per anni è stato dirigente dell’associazione scoutistica Gei Fvg, si era fatto chiamare “moglie” dai due ragazzini che in precedenza aveva fatto ubriacare. Poi li aveva portati in camera da letto. I giochi da fare con i ragazzini li aveva definiti “quello del toro” oppure del “cavallo”.

A carico di Ravenna sono ascritti quattro episodi simili tra loro. Protagonisti-vittime come detto i due ragazzini ai quali l’uomo aveva anche detto di filmare gli incontri. A luglio Ravenna era stato arrestato. Dopo il carcere il giudice Laura Barresi gli ha concesso i domiciliari con il divieto di uscire alla sera. È difeso dagli avvocati Gabriella Frezza e Marco Marocco.

La storia raccapricciante da cui sono partite le indagini era iniziata nel giardino pubblico di via Giulia, quando l’impiegato aveva avvicinato i fratelli invitandoli a «bere un succo e fare un gioco» a casa sua. Alla fine aveva consegnato a ciascuno dei ragazzi i 30 euro pattuiti. Lo stesso era accaduto nei giorni seguenti: altre tre volte. Altro vino e altri incontri ricompensati con qualche banconota. Tutto documentato dai filmati e dalle foto scattate durante quegli appuntamenti.

Qualche settimana dopo però le immagini sono state viste per caso dalla madre dei ragazzi: ha preso il cellulare di uno dei due e inavvertitamente ha cliccato sulla sezione dei filmati. Sullo schermo si sono materializzati gli incontri. Immagini di piccolo formato, ma chiarissime. La donna, sconvolta, ne ha parlato con il marito, il papà dei ragazzi, che si è rivolto all’avvocato Silvano Poli mostrandogli i video. Alcuni giorni dopo quel padre disperato è salito al terzo piano della Questura. Agli agenti della Mobile ha raccontato quanto successo nell’appartamento di viale XX settembre. È scattata l'inchiesta affidata al pm De Bortoli. Che ora ha chiesto per Ravenna il rinvio a giudizio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo