Addio posto fisso, contratti in calo del 35%

Pubblicato il dossier lavoro 2013. La disoccupazione sale al 7,7% e colpisce anche il terziario. Boom di cassa integrazione
Di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Friuli Venezia Giulia ancora al palo. La congiuntura economica continua a mordere e non ci sono cenni di ripresa. Nel 2013 il tasso di disoccupazione è salito dal 6,8% al 7,7%. Il calo occupazionale rimanda la regione indietro di dieci anni e a ciò si affianca il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Il dossier del “Servizio osservatorio mercato del lavoro” diffuso dalla Regione, che incrocia dati Inps e dei centri per l’impiego, non lascia spazio alle interpretazioni: i contratti a tempo indeterminato sono definiti ormai “rarefatti” e il saldo tra assunzioni e cessazioni è con segno meno. Sono 42mila le persone a caccia di un posto. Si ricorre sempre più ai voucher come forma accessoria. L’onda lunga della crisi, che inizialmente si era abbattuta sul manifatturiero, adesso travolge sempre più il terziario. Nell’era del web l’agricoltura è l’unico serbatoio capace di dare lavoro.

La disoccupazione

Non si arresta la crescita del tasso di disoccupazione, che balza dal 6,8% al 7,7%, allineandosi così al resto del Nord Est, ma ben lontano da quello nazionale (12,2%). In difficoltà soprattutto le donne che superano la soglia del 9%, anche in questo caso come nel Nord Est ma pur sempre meglio del dato medio italiano (da 8,7% a 10,7%). La disoccupazione giovanile cala tra i 15 e i 24 anni (dal 30,5 al 24,2%; -6,3%), ma torna a impennarsi nella fascia 25-34: da 9,5% del 2012 a 12,5 del 2013 (+3%). Nella media complessiva l’occupazione regionale scende sotto il livello delle 500mila unità, contro le 506.500 del 2012. La perdita è dell’1,3%, valore che ci riporta al 2004. La flessione investe in particolar modo il pordenonese (-4,8mila) e l’isontino (-3mila), mentre Trieste e Udine mantengono il trend del 2012. Il tasso di occupazione complessivo passa quindi dal 63,6 al 63%. Una contrazione che tocca tanto il lavoro indipendente (-2%) quanto quello dipendente (-4,6mila). Ad oggi sono 42mila in cerca di lavoro, con un aumento annuo di 4.800 unità, di cui 2,7mila uomini e 2,1mila donne. In difficoltà a trovare un posto è soprattutto chi ha un titolo di studio intermedio, come la licenza media e il diploma (-8,2%), mentre chi possiede almeno una laurea conta su uno scenario leggermente più favorevole (+0,6%).

I settori

L’emorragia occupazionale è un problema per tutti i comparti, ad eccezione dell’agricoltura, l’unica che si dimostra in salute (+2,3mila occupati). Leggero calo per l’industria che si è trovata ad affrontare nell’intero territorio regionale solo una lieve flessione e riesce a mantenersi con una forza lavoro di 134mila occupati, mentre prosegue la contrazione nelle costruzioni (-3,5mila, pari all’11%), nei servizi (-5mila), interessando tanto il macro-settore alberghiero (-2,1%), quanto le altre attività e servizi (-2,8%). Il quadro si presenta dunque sotto questa cornice: nel periodo 2011-2013 si è attuata una decisa trasformazione nell’ossatura produttiva regionale, con una caduta della forza lavoro nel comparto edilizio di quasi un quarto, una sostanziale stabilità dell’industria (+0,3%) e una “ricomposizione” all’interno dei macro-comparti dei servizi che penalizza il commercio-alberghiero (-9,1mila) a favore delle rimanenti attività.

I contratti

Il tempo indeterminato è sempre più un miraggio (-5,2mila posizioni) che colpisce in particolare le donne (-4,1mila). Il numero degli “stabili”, con un posto certo, cala a 17.822, quando nel 2012 invece si attestavano 27.522: siamo al -35,2%. Scenario negativo pure per i parasubordinati (-18,9%), mentre reggono i determinati (+1,8%) e soprattutto le forme di lavoro somministrato: +11%.

Cassa integrazione

Tra il 2012 e il 2013 le ore di cassa integrazione autorizzate schizzano complessivamente al 20% (ordinaria +3%; straordinaria +27%; deroga +17%) con punte del 111,7% nell’artigianato, 17% nell’industria, 35,6% nell’edilizia e 1% nel commercio. Tra tutte le province Trieste, con un aumento totale del 35% (0,9% Gorizia, 29% Pordenone, 15,7% Udine) è la città che paga il prezzo più alto con un incremento del 107,4% nella straordinaria.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo