Addio Musical Box, ritrovo dei fan della musica leggera

È l’ennesima brutta notizia per il comparto commerciale triestino. La crisi - ma in questo caso si tratta anche di un settore che nel tempo si è evoluto verso tutt’altre direzioni - stritola inesorabilmente i piccoli esercizi: questa volta è il turno del negozio Musical Box di via Tarabochia, che ieri ha abbassato definitivamente la saracinesca. Di fronte all’aumento del canone d’affitto, la tipica goccia che fa traboccare il vaso, i titolari hanno deciso che fosse ora di gettare la spugna.
A farne le spese tanti appassionati di rock e jazz che del negozio – l’ultimo in città completamente dedicato a cd, dvd e vinile di musica leggera e moderna - avevano fatto un punto di riferimento. Dietro il banco garantivano competenza e cortesia Sabrina e, saltuariamente, Fulvio. «Era un ritrovarsi assieme gratificante e allegro – commenta Emilio Brum, esercente a sua volta e cliente fedele del Musical Box.
Nel negozio, da tanto tempo era un piacere curiosare e scartabellare alla ricerca dell’artista o dell’edizione musicale preferita. Era facile imbattersi in altri appassionati e cultori della musica d’oggi, scambiare quattro chiacchiere su dischi e concerti, conoscere nuovi gruppi e incisioni. Dietro al banco - continua Emilio - Sabrina dava sempre consigli e informazioni utili, come si conviene a una commerciante di razza di un settore che, ahimè, a Trieste ora si estingue».
Ed è vero. Assieme a Record Dischi di via Diaz, specializzato in musica classica, lirica e popolare, il Musical Box - in decenni precedenti situato nella storia sede di corso Saba - era l’ultimo negozio di un settore specializzato in musica leggera un tempo ben più folto con i vari Casa del Disco, Flauto Magico/Wom, Raifon, solo per citarne alcuni. Ora i cultori del cd e del vinile potranno rifarsi a esercizi dove la vendita di questi supporti è solo parziale.
«Non è solo colpa delle grandi catene che sino a qualche tempo fa praticavano prezzi, per così dire, aggressivi», commenta Giovanni De Santi, titolare del Musical Box e di altri negozi di dischi: «Anche loro stanno reagendo alla crisi semplicemente riducendo il proprio catalogo. Nessuno riesce più a vendere, questi i fatti. E non è solo una questione di crisi economica – sottolinea – le ragioni stanno a monte. Un puzzle di criticità che non è possibile risolvere».
Secondo De Santi l’Italia trascura completamente il settore musicale. E senza cultura, insiste, non si arriva da nessuna parte, non c’è futuro. «Potrei dire che stiamo pagando tante questioni irrisolte: l’Iva insostenibile al 21% su tutti gli articoli musicali, un calo delle vendite nell’ordine del 25% rispetto all’anno scorso, il sistematico ricorso dei clienti a internet per scaricare gratis qualsiasi tipo di musica. Se poi quello che hai scaricato si sente male e alla fine risulta di qualità pessima, chi se ne frega. L’importante è sempre non pagare».
Ma a ben vedere, secondo De Santi, il vero problema è che i giovani non entrano più in un negozio di dischi, completamente disinteressati alla confezione, alla qualità sonora, a libretti e informazioni su esecutori e spartiti. Chi frequenta l’ormai raro negozio di dischi è in effetti una persona ormai vicina alla terza età: di ragazzi nemmeno l’ombra, loro restano al computer.
«Mi spiace per i miei collaboratori – afferma ancora De Santi – ma non è possibile lavorare in perdita pagando un salatissimo affitto. Riaprire? Chissà... Forse, comunque in formato ridotto, a patto in ogni caso di riuscire a rintracciare uno spazio a un prezzo sostenibile. Mai dire mai».
Maurizio Lozei
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