Addio monomarca, la Peugeot dà forfait

Chiuso il salone di via Timavo. Accordo con Novati & Mio per l’assistenza ai clienti e la vendita. Resistono pochi concessionari “puri”
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-12.07.2016 Chiusura Pegeout-Via III armata-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-12.07.2016 Chiusura Pegeout-Via III armata-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Il leoncino non ruggisce più a Monfalcone. O meglio, dopo quarantaquattro anni di insediamento, cala la saracinesca sul grande spazio espositivo monomarca di via Timavo 24, da cui sono usciti tanti, fiammanti cavalli di battaglia della casa automobilistica Peugeot. Ma la vendita continuerà da Novati & Mio, con cui è in corso una trattativa con la sede di Trieste.

Nei giorni scorsi, ai due cancelli bianchi dello storico punto vendita in zona Lisert, è comparso un emblematico cartello rivolto ai clienti. Al momento, chi vorrà acquistare una francese dovrà rivolgersi alla concessionaria triestina, cioè la Padovan & Conti, in via Flavia 47, da cui dipedeva lo spazio espositivo. La buona notizia, per chi è cliente da tempo o ha appena comprato un modello ancora in garanzia, è che resterà sul territorio anche il centro riparazioni autorizzato dalla casamadre.

Novati & Mio, altra nota rivendita in via Colombo, ha già stretto un accordo economico in tal senso e oltre a ospitare a brevissimo (si parla proprio di qualche giorno) i meccanici specializzati che fino a qualche tempo fa aggiustavano i veicoli al punto vendita Peugeot ha acquisito anche la strumentazione tecnica dell’officina. Non solo. Come detto acquisirà anche la vendita dei veicoli e le trattative, secondo quanto riferito, sono in corso. Insomma, non tutto è perduto.

Sotto i colpi della crisi, inutile dirlo, le reti di vendita e d’assistenza italiane continuano a lasciare ogni giorno pezzi preziosi per strada. Soccombono concessionarie storiche che hanno accompagnato per decenni lo sviluppo della motorizzazione su un territorio. Basta gettare uno sguardo anche nell’altra zona industriale della città, quella verso Bistrigna, dove da anni campeggiano le grandi vetrine vuote della fu concessionaria Renault.

Reggere alle difficoltà, per un punto vendita monomarca è molto difficile, spiega Sante Mio, che appunto spera presto di poter strappare anche un’intesa sulla vendita delle Peugeot, così arricchendo il proprio parco mezzi, che in vetrina già conta oltre a Ford (autorizzata dal 1964), Fiat, Lancia e Alfa Romeo.

Di saloni monomarca deputati alla vendita, in effetti, resistono ancora solo la Opel all’Anconetta e Mister car per Hyundai, sempre in via Timavo, ma al civico 43. Anche se appena fuori porta, a Bistrigna, e precisamente in via Deledda a Staranzano, si può già trovare Dean Auto, concessionaria Honda. Restando nella città dei cantieri, si annovera ancora la vetrina espositiva di Aguzzoni per Kia e il salone Ustulin in via Grado.

«Con un marchio solo, oggi, è dura sopravvivere», commenta Mio, che come gruppo macina 200 vendite di veicoli all’anno e conta 19 dipendenti, l’ultimo dei quali assunto per gestire l’assistenza Aci h24, recentemente incamerata. «Il settore dell’automobile - prosegue - in questi anni ha sofferto molto per la crisi e il diminuito potere economico. Noi ci difendiamo perché siamo riusciti a conglobare più marchi, variegando l’offerta». Anche da un punto di vista economico.

«Ci piacerebbe, per questo, strappare pure il marchio Peugeot - chiarisce - dopo aver acquisito attrezzatura e manodopera. Noi cercheremo di portare avanti le nostre trattative». «Quindici anni fa - conclude Mio - non si poteva vendere più marchi: le case automobilistiche vi si opponevano strenuamente. Poi, quando ci si è accorti che le concessionarie morivano come mosche allora le cose sono cambiate. Ma intanto i saloni monomarca in Italia si sono più che dimezzati».

Allo stillicidio di saracinesche abbassate non corrisponde invece la morìa di officine generiche, che sembrano essersi ritagliate i loro spazi sul territorio: la crisi, per chi punta al “rattoppo” del motore posticipando il più possibile un nuovo acquisito per arrivare all’estrema usura del prodotto, qui non si avverte. E anche questo è un indizio sulla nostra realtà economica.

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