«Addio Mario, imprenditore e uomo vero»
L’omelia dell’amico don Dipiazza per Dukcevich: «Sempre esemplare nel coniugare il lavoro e gli affetti familiari»
Un momentpo dei funerali
TRIESTE Imprenditori, uomini dello sport, amici, dipendenti ed ex dipendenti, il sindaco, Roberto Dipiazza, a rappresentare la città. Le numerose anime di Trieste si sono strette ieri mattina, nella chiesa di Gesù Divino operaio di via Benussi, attorno alla famiglia di Mario Dukcevich, il noto imprenditore del settore dei salumi, di cui si sono celebrati i funerali.
C'è chi ha portato la magli della squadra di pallamano griffata Principe
Dukcevich, 84 anni, nativo di Velika Pisanica, cittadina croata della Slavonia, approdato a Trieste nell’immediato dopoguerra, era caduto accidentalmente qualche giorno fa e purtroppo le complicazioni conseguenti all’incidente si erano rivelate fatali. Artefice della considerevole crescita dell’azienda di famiglia, assieme al padre, Stevo, di cui prese il posto negli anni ’70, Mario Dukcevich si era sempre distinto per l’attenzione alla realtà cittadina, contribuendo ai successi sportivi della pallamano triestina, di cui fu sponsor per anni con il nome della Principe, ma partecipando come sostenitore anche a iniziative legate ad altre discipline, e dimostrando sempre notevole sensibilità verso chi cercava un’occupazione e dimostrava serietà e impegno.
C'è chi ha portato la magli della squadra di pallamano griffata Principe
«Mario Dukcevich – ha detto ieri il celebrante della funzione, don Ruggero Dipiazza, arrivato dalla Diocesi di Gorizia per l’occasione, vista la grande amicizia con la famiglia – è stato figlio, padre e nonno esemplare. Costantemente vicino ai suoi cari, nonostante i pressanti impegni in azienda, ha dimostrato durante tutta la sua esistenza – ha aggiunto – che si possono coniugare gli affetti e l’attività imprenditoriale». «Ero amico di Mario fin dai tempi della guerra in Iugoslavia – ha proseguito il sacerdote – perché siamo stati spesso in contatto quand’ero direttore della Caritas nel capoluogo isontino, frangente nel quale ho scoperto le grandi qualità dell’uomo».
Don Ruggero, affiancato sull’altare da don Christian Crisanaz e dal parroco della chiesa di Gesù Divino operaio, don Roberto Pasetti, ha poi tratto spunto dal Vangelo per spiegare che «è in Gesù che si può trovare la risposta alla grande domanda che ci si pone ogni qual volta ci troviamo al cospetto della morte, e cioè dove si va, una volta abbandonata la vita terrena».
Molte persone hanno dovuto assistere alla funzione dall’esterno, dove don Pasetti aveva fatto allestire un’area, affinché gli intervenuti potessero seguire la funzione attraverso alcuni altoparlanti, stando all’ombra. Dentro la chiesa, infatti, sono state fatte rispettare le regole anti Covid 19, cioè il distanziamento e l’utilizzo della mascherina, perciò la capienza era limitata. Poco prima della conclusione della cerimonia, un breve ricordo di Mario Dukcevich è stato tracciato dal figlio Vladimiro. Subito dopo, la salma è stata trasportata nel duomo di San Daniele del Friuli, per una seconda celebrazione ed è nella tomba di famiglia della cittadina friulana che Mario Dukcevich è stato sepolto. —
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