Addio di Giacca all’Icgeb, Trieste prenota il successore

Mondo della ricerca e istituzioni in pressing per vincere la concorrenza straniera e affidare nuovamente ad uno scienziato “locale” la direzione dell’istituto

TRIESTE Nei circoli scientifici non solo triestini ma internazionali, è considerata la notizia dell’anno. Che Mauro Giacca rettore generale del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie abbia annunciato la sua indisponibilità a candidarsi per un secondo mandato l’anno prossimo, ha scatenato inevitabilmente una serie di appetiti e di rumors sulla sua successione, giustificati dal prestigio della carica, ma anche dall’importanza negli equilibri territoriali e diplomatici insiti nelle responsabilità e nella funzione del vertice dell’istituzione. La “Trieste città degli scienza” punta quindi a esprimere nuovamente il numero uno dell’Icgeb, schierando in campo una terna di potenziali successori di peso.

Fa parte della rosa Serena Zacchigna, giovane delfina di Giacca stesso, attualmente responsabile del gruppo di biologia cardiovascolare dell’Icgeb. I bene informati inseriscono tra i papabili anche Emanuele Buratti, group leader del laboratorio di Patologia molecolare e promotore di un convegno sulle demenze che si è svolto a novembre scorso in Stazione marittima ottenendo ampio successo nel mondo scientifico. Si fa il nome anche di Vittorio Venturi, a capo del laboratorio di batteriologia dell'Icgeb, scelto tra i venti migliori scienziati che compongono il gruppo di lavoro.

Se, anzichè a un triestino, il testimone passasse a un direttore cinese o indiano, la città potrebbe non essere più il centro gravitazionale dell’attività dell'Icgeb. «C’è un assoluto bisogno che il rinnovamento e il potenziamento internazionale portato avanti nell’ultimo decennio abbia un seguito - dice oggi Giacca, che non avrà un ruolo attivo nella scelta del successore ma, grazie al credito maturato sarà certamente ascoltato in merito - e quindi la carica di direttore generale deve andare a un giovane e brillante scienziato, che condivida le scelte fatte finora. Un candidato debole - aggiunge il direttore uscente - sarebbe un pericolo collettivo, mentre un italiano, e ce ne sono diversi anche a Trieste, garantirebbe continuità anche grazie alla mia presenza come associato al centro che il board mi ha chiesto e che mi sono impegnato a garantire».

A schierarsi apertamente a favore di una soluzione “interna” sono anche le istituzioni. Il presidente della Regione Massimiliano Fedriga auspica che «il mondo scientifico regionale trovi adeguata valorizzazione nella nuova direzione di Icgeb, che vedrà la luce a maggio 2019: una soluzione logica non solo in ragione del fatto che, tra gli oltre sessanta Paesi aderenti, il nostro è quello che, tramite il ministero degli Affari Esteri, contribuisce maggiormente al funzionamento dell'istituzione, ma anche quale tangibile riconoscimento dell'ormai consolidato valore del Friuli Venezia Giulia nel panorama scientifico internazionale».

L’insediamento del nuovo numero uno dell’Istituto, come detto, avverrà tra poco meno di un anno, nella primavera del prossimo anno. Dal punto di vista tecnico, però, entro fine mese e fino al 31 ottobre i 63 paesi membri dell’Icgeb hanno facoltà di presentare un proprio candidato che verrà valutato - tra dicembre e marzo - dal comitato scientifico che restringerà a tre la rosa dei papabili. A maggio 2019 i paesi membri esprimeranno la preferenza sul prossimo direttore generale che rimarrà in carica per un quinquennio.

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