Addio della Pozzuolo, ora c’è il rebus caserme

Nel saluto ai militari in partenza per il Libano il capo di Sme Claudio Graziano ha ribadito la fusione della brigata di cavalleria goriziana con la “Friuli” di Bologna.
Di Stefano Bizzi
Bumbaca Gorizia 03.04.2013 Brigata Pozzuolo parte per Libano - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 03.04.2013 Brigata Pozzuolo parte per Libano - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Per la Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli” l’attesa buona notizia non è arrivata. Nel salutare i reparti in partenza per il Libano, il generale di corpo d’armata Claudio Graziano non si è sottratto al tema più caldo dell’agenda politica goriziana e nel suo discorso ha affrontato senza troppi giri di parle la questione dell’accorpamento alla Brigata aeromobile “Friuli” una volta terminato l’impegno internazionale.

«La vostra missione si avvia in un momento in cui la crisi economica impone scelte rigorose e stringenti - ha detto dal palco il numero uno dell’Esercito -. Infatti, uno dei provvedimenti di razionalizzazione di prossima attuazione è relativo alla realizzazione delle brigate multiarma di manovra, da attuarsi anche con la fusione della “Pozzuolo del Friuli” con la “Friuli”. Tale esigenza si impone non solo per stringenti vincoli di bilancio, ma anche per logiche strettamente operative, in quanto i moderni scenari d’impiego richiedono “brigate autosufficienti”, in grado di essere prontamente schierate ed in grado di svolgere tutte le funzioni operative necessarie». Ribadendo “il valore e la tradizione della Pozzuolo” il generale Graziano ha però sottolineato che i vertici militari stanno cercando una soluzione per mantenere vivo il nome della Pozzuolo, legandolo, magari, a una delle nove brigate di manovra che rimarranno o a uno dei tre comandi di divisione di prossima creazione. Il capo di Stato maggiore ha quindi ricordato che ad essere “cancellati” saranno solo il Comando di piazza Cesare Battisti e il Reparto comando e supporti tattici di Via Trieste. I reggimenti rimarranno cioé al loro posto, ma passeranno sotto un altro comando. Il provvedimento riguarderà solo 500 dei circa 4.500 militari oggi agli ordini del generale di brigata Vasco Angelotti. Se al posto della Pozzuolo, si fosse optato per la “Friuli” di Bologna sarebbero state coinvolte 2.000 famiglie.

In merito al futuro delle strutture che verranno liberate, a margine della cerimonia, il capo di Sme ha spiegato: «Il nostro scopo è cedere le caserme al Demanio e il Demanio le riutilizzerà nell’ambito della spending-review permettendo di ricavare denaro. Noi cerchiamo di abbattere i costi e ridurre al minimo le caserme».

Nel corso di un incontro riservato, il sindaco Ettore Romoli ha ribadito al numero uno dell’Esercito la sua volontà «di non lasciare alcunchè di intentato» per bloccare lo scioglimento della Brigata. «Non appena si sarà formato il nuovo governo - ha affermato il primo cittadino - mi rivolgerò al presidente del consiglio e al ministro di competenza per invitarli a rivedere le scelte effettuate, il cui impatto sulla città e il resto della provincia sarebbero pesantissime». Romoli ha anche evidenziato che, in questa “battaglia” è affiancato dagli altri amministratori dell’Isontino, insistendo sull’opportunità di lasciare il comando della brigata a Gorizia. «A questo proposito - ha annunciato il sindaco - se ci dovessero essere problemi logistici, l’amministrazione regionale ha dato la propria disponibilità a contribuire, nell'ambito delle proprie capacità finanziarie, all’eventuale ristrutturazione migliorativa della caserma».

Intanto, da qui agli inizi di maggio, il personale della Pozzuolo si trasferirà in Libano dove sarà impegnato a garantire il rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite al confine con Israele. L’operazione durerà sei mesi ed è proprio questo il tempo che rimane alla politica per trovare un’eventuale soluzione alternativa.

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