Addio al neurologo Norcio Fu nell’équipe di Basaglia

«Era una persona di una serietà straordinaria, di una affidabilità assoluta. E di una grossa capacità di comunicazione anche affettiva. Aveva le qualità importanti di uno psichiatra basagliano e quindi democratico». Lorenzo Toresini fatica a trovare le parole per ricordare il collega appena scomparso Bruno Norcio, neurologo e psichiatra, con il quale ha diviso l’esperienza basagliana di Trieste. Norcio, nato a Catania nel 1945, è stato infatti uno degli psichiatri dell’equipe storica di Franco Basaglia. A 24 anni era arrivato dalla Sicilia a Gorizia per partecipare a quella utopia psichiatrica fatta di matti slegati e manicomi aperti. «Quando sono entrato la prima volta non si distinguevano i pazienti dai medici», aveva raccontato anni dopo ricordando anche le mille difficoltà incontrate a livello politico e istituzionale. Da Gorizia a Trieste nel 1972 al ritorno di Basaglia dall’esilio volontario di Parma. E così ha partecipato fin dall’inizio allo smantellamento del manicomio di San Giovanni e all’epopea di Marco Cavallo. «Nel 1973 abbiamo fatto un anno di servizio militare assieme prima di riprendere a tempo pieno il lavoro a San Giovanni al fianco di Basaglia», racconta Toresini.
Nell’applicazione della nuova riforma basagliana ha lavorato a lungo sul territorio. È stato al Centro di salute mentale di Aurisina, a quelli di Domio e San Vito e al Servizio psichiatrico dell’ospedale Maggiore. Inoltre ha lavorato a livello internazionale con l’Organizzazione mondiale della sanità: in Palestina, in Australia, in Inghilterra. Per un lungo periodo è stato anche responsabile del Servizio diagnosi e cura del Dipartimento di salute mentale di Trieste. Nel 2005, assieme a Peppe Dell’Acqua, andò a Berkley a raccontare l’esperienza triestina di Basaglia. Era in pensione da una decina di anni. Per molto tempo ha collaborato con il Palazzo di giustizia offrendo le perizie psichiatriche ai casi giudiziari più importanti degli ultimi anni. Tra i suoi lavori resta anche la ricerca storica su “Psichiatria e nazismo” assieme a Toresini che è diventato un libro nel 1994. Si racconta la storia sconosciuta della persecuzione nazista ai danni di pazienti ebrei del manicomio di Trieste che furono prelevati il 24 marzo 1944 e portati alla Risiera di San Sabba. È stato anche in prima fila nel progetto di trasformazione del comprensori dell’Opp di San Giovanni in un parco urbano: «Da luogo istituzionale di segregazione, di fatto impenetrabile e separato dalla città, a luogo sociale di convivenze, di identità plurime, di nuovi servizi per i cittadini, nonchè sito naturalistico aperto, attraversabile, tra i più belli di Trieste. Una non impossibile utopia».(fa.do.)
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