Addio a Verginella, imprenditore e banchiere

Aveva presieduto la Cassa di risparmio negli anni Novanta. Sul ponte di comando di una Colombin non ancora ferita
Roberto Verginella, uno degli ultimi presidenti della banca CrT
Roberto Verginella, uno degli ultimi presidenti della banca CrT

TRIESTE «Se restiamo fermi ancora un po’, andremo a fare i camerieri nelle pizzerie cinesi». Roberto Verginella non sembrava ottimista sulle prospettive dell’economia triestina, quando nel settembre del 2005 rilasciò un’intervista al “Piccolo”, raccolta da Pietro Comelli.

Forse è la sua ultima uscita pubblica di un certo rilievo, perché poi si ritirò sempre più a vita privata e le tracce di archivio si rarefanno. Con un passato da imprenditore, banchiere, esponente confindustriale, Verginella se ne è andato l’altro giorno a 77 anni, essendo nato a Padova da genitori triestini nel 1943.

Nonostante avesse deciso di sottrarsi ai radar della quotidianità, Verginella, che si definiva «liberale doc», fu protagonista di un periodo importante della vita pubblica giuliana, in particolare nella seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso. Quando prese il posto di Pier Giorgio Luccarini alla presidenza della Cassa di risparmio triestina e l’istituto creditizio era ancora indipendente.

Gli anni di Verginella, che passò poi il testimone a Carlo Emanuele Melzi, coincisero con il “Drang nach Osten” della CrT, che, a fronte del mutamento geoeconomico nell’Europa centrorientale seguito alla caduta del Muro berlinese, cercava spazio su quei mercati: da ricordare, in particolare, lo sbarco a Zagabria, in collaborazione con Finest e Simest, e le aperture di gioco su Capodistria, Budapest, Praga. Nell’ultima assemblea, che lo vide protagonista nell’aprile 1998 quando si dibatteva sull’opportunità di partecipare al progetto Unicredit, evidenziò l’importanza di fusioni e concentrazioni per creare soggetti capaci di fronteggiare la concorrenza europea. Lasciava una banca con un utile di 22,5 miliardi (di lire), in crescita del 13%, un dividendo di 400 lire: sembrano notizie di un’altra epoca.

Dal punto di vista imprenditoriale, Verginella lega il suo nome alla Colombin, guidata dal suocero Bruno. Immalinconisce leggere - sempre nell’intervista del 2005 - i numeri dell’azienda oggi fallita: 1.400 cantine servite, presenze in Spagna, Australia, Cina, Moldavia. I dipendenti, solo a Trieste, erano 150. Ricoprì incarichi direttivi nella Federazione italiana del sughero. Infine, attivo nell’associazione territoriale di Confindustria, nella quale fu vice di Federico Pacorini e di Pietro Toresella, Verginella fu tra i papabili alla successione di Pacorini nella primavera del 2001: poi la spuntò Anna Illy. —


 

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