Addio a Savron, “inventore” della cucina mitteleuropea

Aveva inventato il termine di cucina mitteleuropea, per mediare al meglio il suo concetto di ristorazione. Che era quella legata a un’offerta che, senza perdere la tipicità carsolina, la implementava...

Aveva inventato il termine di cucina mitteleuropea, per mediare al meglio il suo concetto di ristorazione. Che era quella legata a un’offerta che, senza perdere la tipicità carsolina, la implementava con pietanze di chiara derivazione austroungarica.

La provincia di Trieste piange un altro ristoratore storico, il secondo in una settimana dopo Gianni Aureli. Se n’è andato in silenzio, con quella discrezione che lo aveva sempre contraddistinto, Marino Savron. Avrebbe compiuto 74 anni il prossimo 6 ottobre ma gli è stata fatale una malattia che non perdona.

Gestore per decenni dell’omonima trattoria di famiglia a Devincina, mini-frazione di Prosecco, aperta il 19 giugno del 1975, Savron dopo un avvio all’insegna della cucina tradizionale aveva avuto l’intuizione di cavalcare, tra i fornelli, un certo tipo di rapporto nostalgico che lega tuttora i triestini all’ex Austria Felix.

Ne era derivato un successo clamoroso. I suoi gnocchetti tricolori, i suoi stinchi, la presenza assolutamente consueta del cervo e del capriolo tra i piatti gli erano valsi da subito una clientela numerosa e affezionata, anche nella stagione estiva, periodo in cui magari i suoi piatti “di sostanza” erano meno adatti ma nessuno rinunciava al bel fresco del giardino aperto nel frattempo nella villetta che ospitava il locale.

Marino l’aveva gestito fino al 2000, affiancato nel frattempo da Michele Labbate, entrato in azienda nel 1979 e che poi, dopo il suo ritiro gli subentrò. Marino, però, come ricorda Labbate, si fece vedere regolarmente fino al 2005, sempre prodigo di consigli e suggerimenti.

I tempi mutati, in anni recenti, hanno portato anche al trasloco della storica trattoria in città, sempre con la guida di Labbate, in Androna Baciocchi, vicino alle Rive. Ma i ricordi più vivi di Marino sono sempre abbinati a Devincina e a quel menù che “recitava” con la passione negli occhi. (f.b.)

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