Addio a “Memo” Toros Giocò nella Pro Patria

SAN LORENZO
L'ultimo dribbling non è riuscito, la sua proverbiale generosità non è bastata. Per Guglielmo Toros, per tutti Memo, il triplice fischio finale è arrivato all'improvviso, la scorsa notte. Guglielmo “Memo” Toros se n'è andato martedì sera, alle 23.30, all'ospedale San Giovanni di Dio di Gorizia, dove era ricoverato da sabato, per un attacco cardiaco. Sono passati quasi 85 anni da quando, il 25 settembre 1927, Memo era nato a Grado, per poi trasferirsi giovanissimo in quella che sarebbe diventata la sua patria, San Lorenzo. Qui, nelle giovanili giallorosse della squadra che oggi non esiste più, Toros aveva dato i primi calci al pallone, distinguendosi subito per quell'agilità, quella corsa e quell'istinto che ne fecero un centrocampista completo. A tal punto che, in carriera, il suo sarà un ruolo da vero jolly, capace di spaziare da attacco a difesa con disinvoltura, per la fortuna dei suoi tecnici. Da San Lorenzo il primo salto è a Gorizia, in maglia Pro, per poi iniziare un giro della penisola pedatoria. Fanfulla di Lodi, nel 1945, Maracerata, e di nuovo Pro Gorizia. Da qui, Memo spicca il volo. Lo vuole, e lo acquista, la Pro Patria di Busto Arsizio. È il campionato 1948/1949, quando per poco, solo per una questione di carte e burocrazia, al suo fianco Toros non si trova una leggenda come Laszlo Kubala, fuoriclasse ungherese di origine slovacca che divenne celebre nel centrocampo del Barcellona, e che subito dopo la guerra arrivò a Busto Arstizio da esule. In maglia Pro Patria Memo Toros vive anni d'oro, collezionando otto campionati, di cui sette in A (175 presenze e 28 gol) e 1 in B. Poi ancora B, a Catania, ed il ritorno in regione, a Monfalcone come a Cervignano, prima di smettere di giocare, per iniziare ad allenare. «Ma in realtà non appese mai definitivamente le scarpe al chiodo – ricorda oggi con affetto ed orgoglio il figlio Emanuele -, tanto che pure a 60 anni ogni tanto scendeva in campo con il San Lorenzo, quando serviva. Del resto il calcio era la sua vita. Era un generoso, in campo come fuori. Ed è per questo che era amato e benvoluto da tutti quelli che lo conoscevano». Gli piaceva dipingere, anche, nei momenti felici che passava a San Lorenzo con la moglie Marisa, conosciuta ai tempi della Pro Patria: quest'anno, avrebbero celebrato le nozze di diamante.
Oltre a lei ed alla sorella Ucci, Memo lascia i figli Emanuele e Tiziana, il genero Dario e la nipote Chiara, che con il marito Marco gli regalò il piccolo Andrea. Domani alle 10 nella chiesa di San Lorenzo i funerali. (m.b.)
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