Addio a Kary Mullis, Premio Nobel genio e sregolatezza
TRIESTE Si è spento lo scorso mese in California Kary Mullis, una delle più geniali, controverse e bizzarre figure di scienziato dei nostri tempi. Era il 1983 quando Mullis, laurea in chimica alla Georgia Tech e dottorato in biochimica a Berkeley, ebbe una di quelle intuizioni che cambiano la storia della scienza. La leggenda vuole che Mullis fosse fuori di notte appartato in macchina con la sua fidanzata e che, colto da una folgorazione, la riportasse a casa per correre in laboratorio a fare un esperimento. Lui l’ha poi raccontata in maniera più sobria, ma sempre come un’intuizione notturna. L’idea era quella di sviluppare un metodo che consentisse di partire da quantità minuscole di Dna e ottenerne rapidamente tante copie uguali, sufficienti per essere studiate.
L’idea di Mullis fu quella di utilizzare l’enzima che catalizza la sintesi del Dna quando le cellule si duplicano, la polimerasi, per copiare in maniera iterativa in una provetta il segmento di Dna da analizzare, in modo da amplificarne le copie in modo esponenziale. Da una a due, da due a quattro, da quattro a otto e così via. Dopo una trentina di cicli, il numero di copie di Dna ottenute è di oltre un miliardo anche partendo da una singola molecola, sufficienti quindi per qualsiasi analisi. Provò a pubblicare il metodo su Science e Nature e fu cassato.
Soltanto nel 1987 l’articolo che descriveva la nuova tecnologia uscì in una rivista minore. Ma fu subito un successo planetario: la Polymearase Chain Reaction, Pcr, come fu chiamata, rivoluzionò rapidamente tutti i campi delle scienze. In medicina, consentì la diagnosi prenatale delle malattie genetiche a partire da minuscole quantità di Dna del nascituro, in virologia permise il riconoscimento delle infezioni da una goccia di sangue. Consentì la nascita della medicina forense come la conosciamo oggi, capace di risalire all’identità di un individuo da tracce di Dna su un reperto biologico. Cambiò anche il modo fare ricerca in laboratorio, dove grazie alla Pcr clonare un gene o studiarne i livelli di espressione è diventato un gioco da ragazzi.
Mullis vinse il premio Nobel per la Chimica per l’invenzione della Pcr nel 1993. Ma se in questo fu un genio, il resto della sua vita fu sregolatezza. Andò in giro per gli Stati Uniti a sostenere che Hiv non causa l’Aids, evangelizzò l’uso dell’Lsd, fondò un’azienda che vendeva gioielli con incastonato il Dna delle celebrità, funse da consulente della difesa legale di O. J. Simpson. Rimase insomma una sorta di paria dimenticato e un po’disprezzato dall’establishment scientifico accademico. Ma la sua geniale intuizione ha lasciato un segno indelebile nella storia della scienza. –
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