Addio a filati e pizzi francesi Cala il sipario su “Penelope”

«Dopo 34 anni di splendide emozioni è arrivato il momento di cedere la mia attività. È con profonda tristezza che mi separo da quella che è stata come una seconda casa per tanti anni, in cui ho conosciuto una seconda famiglia grazie a tutti gli affezionati clienti. Per questo motivo mi auguro che tutto l'impegno che ho messo nel negozio “Penelope” venga portato avanti attraverso una vendita dell'attività». Così dal noto negozio di via Carducci è stata annunciata la chiusura della famosa merceria, qualche giorno fa, su Facebook. «Ma non voglio sia una notizia triste – dice subito la titolare Nerina Wieser - perché per me è stata fonte di grandi gioie».
Dentro la merce è ancora tanta e viene riposta poco alla volta con cura, mentre le vetrine sono state coperte con grandi fogli di carta. «La decisione è stata sofferta - puntualizza - ma, dopo tanto tempo, era giusto lasciare. Ho mille interessi, sicuramente non mi mancherà cosa fare. Questo negozio comunque è stato fondamentale nella mia vita, l’ho avviato insieme a mia figlia, che non c’è più, e a lei sono legati anche tanti bei ricordi».
Nerina, in mezzo a rocchetti coloratissimi, quasi si commuove raccontando tutto l’affetto ricevuto in questi giorni. «Sulla pagina Facebook mi hanno scritto messaggi molto belli e chi ha saputo della chiusura si è detto tanto dispiaciuto. D’altra parte le clienti affezionate ci sono sempre state e il negozio non ha mai avuto problemi economici. Ho avuto varie commesse e molte soddisfazioni. Le persone si sono sempre rivolte a me per gli acquisti in questo settore. Ad esempio per i pizzi, che arrivavano dalla Francia, molto apprezzati. Non ho sentito la concorrenza di internet come per altri commercianti, semplicemente sono un po’ stufa e stanca».
Penelope per tanti clienti è stato sempre un punto di riferimento, dove trovare una lunga serie di prodotti. «L’entusiasmo non è mai mancato e nemmeno il via vai di gente - aggiunge Nerina -. La zona è sempre stata vivace, mi ricordo il primo giorno di apertura, nel gennaio del 1986, quando ho guadagnato ben 900 mila lire. Da quel momento non mi sono mai fermata, lavorando sempre con passione. Sette anni fa abbiamo aggiunto anche il settore dell’abbigliamento, per cambiare un po’ e fornire un’offerta ulteriore».
Nessuna vendita o svendita speciale. Dopo i saldi semplicemente le porte si sono chiuse. Definitivamente. E per tanti triestini è stata una sorpresa. Qualcuno bussa ancora, anche solo per manifestare lo sconforto, per non potersi rivolgere più al punto vendita abituale. «Vediamo se qualcuno vorrà subentrare o provare ad aprire qualcos’altro. Finora non ho avuto richieste».
Nel frattempo un po’ alla volta sistema scatole e confezioni, mentre ogni tanto si ferma per leggere i messaggi arrivati sulla pagina social, come quello di una donna che scrive: «Con un forte abbraccio ti auguro un futuro sereno nella consapevolezza di aver creato un esercizio ben conosciuto in città, dove sapevi di trovare non solo articoli specifici ma anche tanta cordialità e sorrisi». E ancora: «Spero che lei si goda il resto della sua vita in serenità, portando con sé tutti i bei ricordi dell’attività. Lei e sua figlia avete reso il nostro mestiere di sartoria ricco di cose belle con cui lavorare». —
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