Addio a Clara Morassi paladina della verità sulle deportazioni titine

Si è spenta ieri mattina a 92 anni nella sua abitazione di via Angiolina. Ha combattuto per fare luce sulla fine delle vittime del maggio 1945
Bumbaca Gorizia Festa Repubblica ricevimento © Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia Festa Repubblica ricevimento © Foto di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Aveva lottato contro il silenzio, ma in silenzio se ne è andata. Clara Morassi Stanta si è spenta ieri mattina nella sua abitazione di via Angiolina. Aveva 92 anni e nel corso della sua vita non ha mai smesso di battersi per conoscere la verità sulle deportazioni del maggio 1945.

Ancorché in carrozzina, in occasione delle cerimonie di commemorazione delle vittime dei rastrellamenti titini al lapidario del parco della Rimembranza, come presidente del Comitato dei congiunti dei deportati goriziani nella ex Jugoslavia aveva continuato a partecipare e a prendere la parola .

Il padre Giovanni venne prelevato il 3 maggio 1945 e non fece mai più ritorno a casa. Clara Morassi cercò di fare luce su quell’episodio per tutto il resto della sua vita. Chiedeva solo di conoscere il luogo dove il corpo del padre era stato abbandonato. Senza sete di vendetta, domandava alla politica un gesto di umanità e di pietà per una tragedia collettiva. In fondo voleva solo conoscere il luogo dove poteva deporre un fiore. E la sua battaglia era quella di tanti altri. Avrebbe voluto dimenticare, ma diceva che dimenticare non era possibile.

Due anni fa, in occasione della visita a Gorizia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiese al capo dello Stato di non scordarsi dei familiari dei deportati. «Non ci stancheremo mai di chiedere un intervento ad alto livello per poter avere un elenco dei luoghi di sepoltura dei nostri cari», aveva detto. «La verità... certo, si troverà», aveva risposto Mattarella. Ma Clara Morassi Stanta quella verità non potrà mai conoscerla.

Nel 2006 grazie all’interessamento dell’allora sindaco Vittorio Brancati era riuscita ad ottenere da Lubiana una lista con i nomi di 1.048 deportati. Per fornire indicazioni sulla sorte di quel migliaio di persone che trovarono la morte nelle voragini carsiche, la prefettura di Gorizia mise a disposizione del Comitato un ufficio al piano terra del palazzo del Governo e lei lo tenne aperto due volte al mese fino al 2013. In migliaia chiesero informazioni allora, ma a distanza di 12 anni c’è ancora chi chiama per conoscere il destino di un nonno o di uno zio scomparsi.

Per 35 anni Clara Morassi Stanta è stata anche componente attivo del comitato locale della Croce rossa. Con la sua scomparsa il testimone ora passa alla figlia. «Mia mamma - ricorda Laura insieme al fratello Mario - sapeva che quei fatti erano accaduti in tempi lontani, che erano quello che erano, e sapeva che le cose sono cambiate. Lei non odiava. Suo padre parlava quattro lingue e non aveva nemici. La sua più che una battaglia, era una ricerca di verità. Questo è importante che si sappia».

Rimasta vedova nel 2002, era stata sposata con il professor Luigi Stanta. Oltre ai figli Laura e Mario, lascia la nipote Laura e gli affezionati cugini Bernardis e Orlando. La data del funerale è già stata fissata. La cerimonia si terrà lunedì alle 10.30 nella chiesa del Sacro Cuore. Il corteo funebre partirà dalla cappella del cimitero centrale.—


 

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