Addio a 76 primari, Trieste ne perde 4

La Regione pubblica la mappa dei 212 “sopravvissuti”: Gorizia e Monfalcone conservano 18 posti. Il taglio maggiore a Udine
Il Pronto soccorso di Cattinara
Il Pronto soccorso di Cattinara

TRIESTE. Il sacrificio per Trieste è di quattro primari. Non solo in ortopedia, come annunciato la scorsa settimana dalla giunta, ma anche in chirurgia generale, medicina interna e nell’area del Pronto soccorso e della medicina d’urgenza: entro tre anni è previsto l’accorpamento sotto la gestione di un unico professionista.

La pubblicazione sul sito della Regione della delibera contenente il riassetto dei primariati ospedalieri fotografa il punto d’arrivo dell’operazione taglia-doppioni ai piani alti della sanità Friuli Venezia Giulia. Manca il quadro dell’esistente ma, partendo dal dato fornito dalla giunta (288 strutture complesse, di cui una quarantina già oggi scoperte), il taglio sarà di 76 unità, visto quanto appare nel documento approvato venerdì scorso, lì dove si punta a coprire, nel 2018, non più di 212 “caselle”.

La Regione taglia il 30% dei primari

Il maggior numero di strutture complesse è indicato per il Santa Maria della Misericordia di Udine (50), a seguire Cattinara-Maggiore (42), Santa Maria degli Angeli di Pordenone (26), San Daniele-Tolmezzo (20), Gorizia-Monfalcone (18), Latisana-Palmanova (18), San Vito al Tagliamento-Spilimbergo (12), Burlo (12), Cro di Aviano (9) e Gervasutta di Udine.

Nicola Delli Quadri, commissario dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n.1 Triestina e degli Ospedali riuniti, ribadito che «Trieste ha già dato rispetto ad altre realtà regionale» e che dunque l’impianto complessivo ospedaliero «non subirà grandi cambiamenti», rende noto che le forbici toccheranno quattro strutture nel capoluogo: si passerà da 2 a 1 in ortopedia (peraltro oggi scoperta) e in chirurgia generale, da 4 a 3 nella medicina interna e da 2 a 1, sempre in prospettiva 2018, anche per quel che riguarda pronto soccorso e medicina d’urgenza. «Una soluzione che è del resto già adottata a Udine e Pordenone, gli altri due ospedali hub del territorio», rileva l’assessore regionale Maria Sandra Telesca. Da avviare e concretizzare sempre nell’arco del triennio c’è poi la partita dei laboratori, da riorganizzare nell’ambito giuliano-isontino.

Mentre per quel che riguarda il nuovo assetto del presidio Gorizia-Monfalcone la “geografia” finale vedrà 18 primari al lavoro (due posizioni sono previste solo per pronto soccorso, medicina interna e rianimazione) con il trasferimento a Cattinara, oltre che del laboratorio di analisi, anche dell’anatomia patologica e della microbiologia. Un riassetto delle funzioni, rimarca la direzione centrale della Sanità, che non cambia rispetto a quanto in ogni caso già deliberato dalla giunta il 30 dicembre 2014.

«Meno primari in Friuli Venezia Giulia? Più medici e infermieri»
La sede della giunta regionale, in piazza Unità

Un’informazione che vuole anche rassicurare i medici sul fatto che nella delibera approvata pochi giorni fa, che si concentra invece sulle strutture complesse, non vengono riportate alcune funzioni come per esempio la “stroke unit” in capo a neurologia. Il presidio anti-ictus compare nella scheda di Udine, non in quelle di Trieste e Pordenone, ma non c’è nessun giallo, assicura la direzione: quell’unità è garantita nei tre grandi ospedali del Friuli Venezia Giulia.

Stando agli addetti ai lavori la sforbiciata più netta è comunque quella prevista a Udine, dato che la recente fusione tra ospedale e università ha lasciato nodi irrisolti. Al Santa Maria della Misericordia ci sono dunque in previsione, tra gli altri, i dimezzamenti di anatomia patologica, chirurgia plastica e maxillo facciale, neurologia e dermatologia. «Rivoluzione graduale e senza cacciare nessuno», ribadisce Telesca.

A dare man forte la segretaria regionale Antonella Grim e il responsabile sanità del Pd Fvg Lorenzo Cociani: «Ciò che conta per i cittadini è sapere che, se si rompono un ginocchio, per loro non cambia nulla: venivano curati prima e vengono curati nello stesso modo oggi, e così sarà anche domani. Cambiano solo i costi, che diminuiranno, e l’organizzazione, che migliorerà, perché stiamo tagliando sprechi, doppioni e i posti da dirigente non indispensabili».

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