Ad Atene la prima moschea dai tempi della Mezzaluna
ATENE Dopo quasi 200 anni, Atene avrà la sua prima moschea. Il ministero dell’Educazione e degli Affari religiosi ha infatti nominato il consiglio amministrativo che dovrà occuparsi della realizzazione del luogo di culto, che dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno nell’ex base navale di Votanikos, nella parte occidentale della città. I circa 200mila musulmani che vivono nella capitale greca potranno così contare sulla prima moschea ufficiale dal 1827, ovvero dalla fine dell’occupazione ottomana della penisola ellenica. Il governo di Alexis Tsipras ha annunciato nei mesi scorsi di voler colmare questa mancanza, che fa di Atene «la sola capitale capitale europea priva di uno spazio religioso di questo tipo», come ha precisato il viceministro degli Esteri greco Ioannis Amanantidis. Ma il progetto ha suscitato molte polemiche, in un contesto in cui il paese fatica ancora a pagare i suoi creditori e continua a far fronte alla crisi migratoria.
In questo senso, i sette membri del consiglio appena formato avranno dunque il compito di far accettare il piano all’opinione pubblica. Due ufficiali del ministero, due rappresentanti del Comune e altrettanti della Comunità musulmana ateniese saranno coadiuvati da un esperto legale, per gestire i dettagli tecnici dell’edificazione dell’opera. La nuova moschea avrà una superficie di circa mille metri quadri, organizzati su due livelli, e sarà priva di minareto. Il sito scelto è, come detto, un’area industriale e periferica della capitale, ancora una volta per evitare le dure reazioni da parte dei detrattori dell’iniziativa. Questi ultimi sostengono ad esempio che l’esecutivo non può permettersi di investire 900mila euro per questo progetto, dato che dal 2010 si mantiene economicamente a galla solo grazie ai fondi internazionali. Il partito neonazista “Alba dorata” (il terzo per popolarità) accusa invece i migranti (associati ai musulmani) di essere già un peso per la società, con la loro sola presenza.
L’anno scorso i nazionalisti greci avevano occupato per mesi il terreno destinato al nuovo luogo di culto, improvvisando - come riporta l’agenzia Reuters - un centro per senzatetto chiamato “hotspot per i greci”. Dei graffiti e dei poster contrari alla costruzione hanno inoltre fatto la loro apparizione affermando ad esempio che i musulmani «sono nemici di Cristo, dell’Ortodossia e del paese» e che «devono tornare da dove sono venuti». Ma se Alba dorata ha annunciato che intensificherà le proteste, Tsipras ha assicurato che tirerà dritto per la sua strada «per rispetto dei musulmani residenti nella nostra capitale, ma anche perché siamo tenuti a difendere attivamente i nostri valori». L’idea di edificare una nuova moschea ad Atene non è certo nuova: già nel 1890, quando il parlamento si espresse per la prima volta in senso favorevole. Da allora però tutti i tentativi fatti in anni anche recenti non sono mai andati a buon fine e i fedeli musulmani si ritrovano oggi a pregare in centinaia di siti improvvisati, magazzini o seminterrati. Il vicesindaco di Atene, Nelly Papachela, ha ora dichiarato al quotidiano greco Kathimerini che «il desiderio della città è che la moschea funzioni correttamente» affinché «non ci siano problemi». Secondo un sondaggio organizzato dall’Istituto Pew l’estate scorsa, più della metà dei greci sono favorevoli al progetto, ma l’opposizione dell’estrema destra e di una parte della Chiesa ortodossa potrebbe rendere difficile la costruzione dell’opera.
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