Acquario alla deriva Spoglio senza i pinguini

In attesa del Parco del mare, Trieste sulle Rive offre ai numerosi turisti una modesta attrazione. Esemplari che si trovano al mercato del pesce
Silvano Trieste 09/09/2011 L'Aquario di Trieste
Silvano Trieste 09/09/2011 L'Aquario di Trieste

Sogliole, scampi, saraghi e orate, scorfani, astici, branzini e “guatti”: non è la spesa presso una rifornita pescheria del centro ma una visita all’Acquario marino di Trieste. Un edificio liberty datato 1933, con tanto di campanile utilizzato un tempo come torre dell’acqua che veniva raccolta dal mare e riversata sui banchi di pesci freschi di giornata lì esposti per essere venduti, ampliato di recente con una grande sala espositiva denominata Salone degli Incanti, accoglie forestieri e visitatori interessati allo spettacolo acquatico con una singolare quanto modesta mostra ittica (oltre che con un’impalcatura a tutta ampiezza sulla facciata principale dell’immobile).

Il percorso, strutturato su due piani, ospita di sotto i circa venticinque acquari e di sopra una sezione comprendente un vivarium, con terrari per serpenti e altri rettili e la ricostruzione di uno stagno carsico con rane, rospi e tartarughe. Il turista termina il suo giro all’Acquario in un lasso di tempo molto breve, d’altra parte lo spazio è piuttosto ristretto, le informazioni da leggere sono lapidarie e le vasche con i pesci non presentano particolari curiosità: contengono tutte comuni abitanti del nostro golfo (e delle nostre tavole), raggruppati in grosse quantità oppure isolati uno ad uno in minuscoli spazi pieni soltanto d’acqua, senza vegetali o riproduzioni anche solo abbozzate del loro ambiente naturale.

I pesci più fortunati hanno per casa un mattone, trovano rifugio dentro ad una tubatura incrostata, si fanno compagnia con un cetriolo di mare o trascorrono le ore navigando fra reti ricolme di esemplari di Mytilus Galloprovincialis, per gli intenditori “pedòcio”. Tutti gli altri nuotano nel loro carcere d’acqua. Nella grande vasca ottagonale viaggiano a mille all’ora cagnetti e verdesche, accanto rimane intonso lo spazio prima appartenuto a Marco, l’indimenticabile pinguino mascotte e custode indiscusso dell’Acquario di Trieste per oltre trent’anni. Alla fine si ha una sensazione cupa, come di abbandono. Eppure il visitatore approda qui attratto da una città che al mare deve la sua storia, che al mare ritorna per promuovere turismo, economia ma anche e soprattutto studio e ricerca. Una città che da anni lavora ad un progetto faraonico per realizzare un Parco del Mare che alla fine potrebbe trovare posto in Porto Vecchio.

Il turista arriva all’Acquario di riva Nazario Sauro, si aspetta magari una struttura come quella di Genova e trova invece alcuni operai appesi all’impalcatura e un Acquario povero. In attesa di tempi migliori.

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